Bernie Marsden
Shine

2014, Mascot Records
Blues

Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 27/12/14

Come molti sapranno, Bernie Marsden è una vecchia gloria, uno di quelli che di tanto in tanto tornano a farsi vivi, armati di tanta voglia di suonare e di una classe figlia dell’epoca che li ha visti protagonisti. Un approccio genuino quello dell’ex Whitesnake, al pari di tanti colleghi che hanno vissuto l’epopea dei seventies e che oggi, consapevoli di non dover dimostrare niente a nessuno, si limitano a fare quello che sanno.

“Shine” non è un titolo messo lì a caso, la stella del sessantatreenne chitarrista britannico continua a splendere più che mai nel firmamento dell’hard blues, in pochi ci faranno caso forse, distratti da sonorità trendy o dalle gesta dei soliti personaggi da copertina, ma il disco è un vero gioiellino, tredici pezzi che vanno dal country rock delle iniziali “Linin’ Track” e “Wedding Day” all’AOR di “Walk Away” e “Who Do We Think We Are”, passando per le pennellate notturne di “Ladyfriend” e “Dragonfly” (quasi lynchiana nel suo incedere), “Shine” ripercorre tutto il vissuto artistico del chitarrista britannico e in un certo senso tutte le influenze percepibili nel sound degli Whitesnake. Già, perché l’ombra del serpente bianco è onnipresente, vuoi per la rimpatriata con l’amico storico David Coverdale per la revisitazione di “Trouble”, vuoi perché il nome della band porta indelebile il marchio del chitarrista che ne ha forgiato il sound a base di tanto sano hard n’blues. La title track vede anche la partecipazione di un certo Joe Bonamassa, lanciato a mille all’ora su assoli in up tempo a dimostrazione che Marsden non ha affatto intenzione di limitarsi a una nostalgica rievocazione dei gloriosi fasti.

E’ probabile che questo disco non vada oltre la cerchia degli aficionados, ulteriormente stuzzicati dalla presenza di Ian Paice e Don Airey fra gli special guest ma poco importa, le sue sonorità rassicuranti, i suoi soli misurati e mai superflui, la voce calda e avvolgente sono i punti di forza di un disco che è ben più di un piacevole sottofondo opera di incalliti chitarristi in pensione. Splendi ancora, Bernie Marsden.




01. Linin' Track
02. Wedding Day
03. Walk Away
04. Kinda Wish She Would
05. Ladyfriend
06. Trouble
07. Who Do We Think We Are?
08. Bad Blood
09. Shine
10. Dragonfly
11. You Better Run
12. Hoxie Rollin' Time
13. NW8

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