The 11th Hour
Burden Of Grief

2009, Napalm Records
Doom

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 27/03/10

Il doom metal è comunemente visto come un genere pesante, morboso, dal carattere sepolcrale. Un genere che spesso porta le emozioni dell'ascoltatore oltre il limite della normale sopportazione, con i suoi riff strazianti ripetuti all'infinito, i suoi tempi lentissimi, le tipiche growling vocals, nelle quali anche il più piccolo barlume di speranza si è ormai spento...  Accompagnare un album di questo tipo ad un concept lirico incentrato sulle ultime ore di vita di un malato terminale non può che rendere l'esperienza ancora più estrema, straziante, dolorosa... Così esordiscono Ed Warby (Gorefest, Hail Of Bullets, Ayreon) e Rogga Johansson (Edge Of Sanity, Demiurg, Paganizer, Ribspreader), con il progetto The 11th Hour: riportando in vita i fantasmi del passato, gli inconfessabili pensieri, l'incombente presagio di morte che aleggia sul protagonista della loro storia.

In realtà, “Burden Of Grief” non è nient'altro che un'esaltazione, una pedissequa riproposizione di tutti quei canoni stilistici ai quali abbiamo già fatto riferimento all'inizio della recensione. Nulla che non sia già stato fatto da band del calibro di Candlemass e Solitude Aeternus (ai quali i Nostri si avvicinano notevolmente per quanto riguarda la sessione ritmica, ma soprattutto per il carattere quasi cantilenante delle clean vocals di Ed, giustamente bilanciate dall'onnipresente growl di Rogga), ma anche dai My Dying Bride (chiamati in causa durante le sporadiche ma efficaci parentesi gotiche ed atmosferiche guidate dal pianoforte e dalla tastiera). Eppure il duo, nonostante l'indubbia perizia compositivo-esecutiva ed il coraggio dimostrato nella scelta di una simile tematica, non possiede la teatralità epica e funerea dei primi né, tanto meno, il devastante impatto emotivo d'ispirazione poetico-letteraria dei secondi.

I sei lunghi brani che compongono l'opera scivolano così, tra il solito riff cimiteriale (“Longing For Oblivion”), una triste sinfonia d'archi in sottofondo (“Weep For Me”) ed una violenta quanto prevedibile accelerazione (“Origins Of Mourning”), nel più spietato citazionismo, in un'esecuzione formale e finé a sé stessa. Forse i fan più accaniti di queste sonorità troveranno in “Burden Of Grief” notevoli spunti d'interesse, magari in virtù delle vocals di Ed, una sorta di Mike Patton alle prime armi, o di una produzione cristallina che esalta in maniera efficace le singole componenti del sound dei Nostri, ma coloro che non si nutrono di solo pane e doom, o che, per loro disgrazia, ancora non lo conoscono in maniera approfondita, farebbero meglio a ripassarsi per intero l'abc del genere. Qui, purtroppo, non c'è nulla di così esaltante da giustificare un eventuale acquisto del disco...



01. One Last Smoke
02. In The Silent Grave
03. Origins Of Mourning
04. Weep For Me
05. Atonement
06. Longing For Oblivion

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