Elis
Catharsis

2009, Napalm Records
Gothic

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 01/12/09

7 luglio 2006: un drammatico evento cambia per sempre la vita degli Elis. Sabine Dünser, cantante e fondatrice della giovane gothic metal band proveniente dal Liechtenstein, viene stroncata, durante le registrazioni dell’album “Griefshire”, da un’emorragia cerebrale che la strappa improvvisamente all’affetto dei propri cari e dei compagni di squadra. Dimostrando un’incredibile forza d’animo, gli Elis scelgono di onorare, a pochi mesi dalla sua morte, la memoria dell’amica, pubblicando “Griefshire”, suo figlio, sua ultima creatura. Il singolo “Show Me The Way”, pubblicato nel 2007, si pone come ideale ponte tra passato e futuro del quintetto ed ha il gravoso compito di presentare al pubblico la nuova cantante Sandra Schleret, già conosciuta nell’ambiente per aver collaborato con Dreams Of Sanity e Siegfried. La Schleret, in quest’occasione, ha dimostrato di essere un’artista esperta e versatile e, nonostante Sabine verrà sempre ricordata dai propri fan come unica anima e cuore degli Elis, siamo sicuri che la sua presenza all’interno di questa line-up non ne macchierà affatto il ricordo.


Catharsis”, dunque, è il primo album composto e registrato in compagnia della vocalist austriaca, ed è proprio sulla voce della bella new entry, subito doppiata da una ritmica secca e serrata, che si snoda una piacevole traccia d’apertura intitolata “Core Of Life”. Ciò che rende interessante il brano non è la sua presunta originalità (gli Elis continuano a presentarsi come una band assolutamente scontata e derivativa e noi di SpazioRock cercheremo di valutarli in quanto tali), ma la capacità di suonare estremamente heavy pur concedendo ampissimi spazi alla componente melodica, esulando così dai canoni del metal al femminile più ricercato e passionale (vedi i compagni di etichetta Stream Of Passion).


Già a partire dal seguente episodio, “Twinkling Shadows”, il disco subisce una pesantissima virata verso territori più marcatamente gothic, con tanto di growl e orchestrazioni furbescamente messi in primo piano. Sulle note di “Warrior’s Tale” la musica dei Nostri s’immerge nelle tenebre più fitte, tra inquietanti incursioni di tastiera e la cupissima voce maschile di Michelle Darkness degli End Of Green a fare da contraltare ad un ritornello più solare cantato da Sandra. L’intensità finora raggiunta comincia però a scemare con “Des Lebens Traum – Des Traumen Leben”, forse a causa di strutture armoniche troppo prevedibili e vocals sempre meno interessanti, gli stessi spauracchi che minavano la credibilità dei vecchi dischi della band. Molto bene la cover in chiave metal di “I Come Undone” (classico degli eighties originariamente cantato da Jennifer Rush), ma ci sembra altrettanto doveroso notare come i brani che seguono, nonostante riescano a riprendersi grazie a refrain cantati con indubbia personalità dalla bravissima frontlady, mostrino la corda sin dalle primissime battute.


Il rischio che gli Elis fin troppo ingenuamente corrono è quello di infastidire i propri ascoltatori, calcando la mano su sovrabbondanti inserti di growl e doppia cassa, assolutamente fuori luogo in un simile disco. In quest’ottica, il break offerto da “Das Kleine Ungeheuer”, forte di un arrangiamento decisamente più ricercato rispetto agli standard del disco, e dalla delicata ballad “Rainbow”, tutta giocata sulla maestosità degli archi e sull’interpretazione della Schleret (quasi a voler rimarcare ulteriormente il suo straordinario talento), giunge come una manna dal cielo.


La catarsi degli Elis non è che il primissimo passo verso una rappresentazione della propria arte che possa sdoganarsi definitivamente dai cliché imposti dal genere; per tale motivo decidiamo di premiare con una valutazione più che sufficiente il lavoro svolto fino a questo momento. Il nostro auspicio è che i Nostri, già a partire dal prossimo disco, riescano a canalizzare la propria ispirazione in brani più sostanziosi ed eclettici, sfruttando appieno le possibilità espressive che una cantante di questo calibro saprà sicuramente garantire.





01. Core Of Life
02. Twinkling Shadow
03. Warrior's Tale
04. Des Lebens Traum - Des Traumes Leben
05. I Come Undone
06. Firefly
07. Morning Star
08. Das Kleine Ungeheuer
09. Mother's Fire
10. Rainbow
11. The Dark Bridge

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool