Moonchild
Nichts Ist Fur Immer

2009, Autoproduzione
Gothic

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 02/07/09

I Moonchild hanno un passato alquanto oscuro alle spalle… Oscuro perché quasi nessuno finora, almeno nel nostro paese, ha avuto l’onore di conoscere questa band italo-tedesca. Altrettanto oscuro perché, nonostante i 21 anni di attività sbandierati nelle note biografiche, nemmeno uno dei loro 7 dischi è riuscito a passare agli onori della cronaca all’interno di un genere tendente al mainstream qual è il gothic rock/metal. Ci sarebbe da interrogarsi riguardo alle motivazioni del mancato successo, ma in casi simili le risposte non tardano ad arrivare…
E fu così che la vocalist Susan D’Iavollo ed i suoi compagni Uwe Holler (chitarra) e Toni de Santis (basso e tastiere) ci consegnarono, nonostante i più neri presupposti, il loro settimo album, rigorosamente autoprodotto e reso disponibile all’acquisto soltanto tramite digital download.

Che siano queste le nuove frontiere del mercato discografico? Noi crediamo di no.
Ai rock fan più veraci piace portarsi a casa i dischi acquistati, sfogliare booklet curati e toccare con mano tutto ciò che i loro artisti preferiti hanno prodotto, allargando giorno dopo giorno le proprie collezioni… Quindi, da un punto di vista meramente commerciale, operazioni di questo genere risultano fin troppo discutibili e fallimentari.

Ma il più grosso problema dei Moonchild non è certo questo.
Mi spiego subito: “Nichts Ist Fur Immer” avanza a tentoni, incespicando tra female vocals austere ed imponenti che da sole non potranno mai reggere una simile baracca. La D’Iavollo, infatti, spara tutte le cartucce presenti nel proprio caricatore nel giro di pochissime canzoni. In ogni brano si affacciano poi delle sparute chitarre che cercano disperatamente di apparire energiche ed irruenti, ma che finiscono per suonare alla stregua di motoseghe ingolfate, soprattutto a causa di una produzione inverosimilmente casalinga che non rende giustizia al genere proposto dai Nostri. Infine, simpatiche tastierine in stile balera anni ‘70 completano un quadro che non potrebbe essere più scoraggiante… Altro che atmosfere malinconiche e decadenti, perfino i Pooh avrebbero saputo fare di meglio!

Peccato, perché con dosi maggiori di cura qualche risultato degno di nota lo avremmo sicuramente visto, considerato l’indiscutibile carattere della frontwoman ed i buoni spunti offerti da episodi piacevoli quali sono l’intrigante semi-ballad “Die Sterne”, la sensuale accoppiata “Deine Augen” / “Komm, wach auf!” e la conclusiva “Gefühlsdiebe”, canzone dal piglio melodico ed easy listening in stile Sirenia.

Vi siete mai chiesti come potrebbero suonare i L’Âme Immortelle o i Theatre Of Tragedy in preda ad una gravissima crisi identitaria ed economica? Ecco, ora avete la risposta…



01.Deine letzte Ruhe
02.Was weißt du denn schon?
03.Hass – Liebe – Tod
04.Du wirst es bereuen
05.Hey Du!
06 Die Sterne
07.Deine Augen
08.Komm, wach auf!
09.World Of Wonders
10.Schrei nach dir
11.Honey
12.Gefühlsdiebe

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