Autumnblaze
Perdition Diaries

2009, Prophecy Productions
Gothic

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 19/06/09

Battuta d’arresto per gli ex-alternative rockers Autumnblaze, che risorgono dalle proprie ceneri, dopo essersi sciolti nel 2005, per pubblicare un disco che vuole testimoniare il ritorno del progetto ai bei tempi che furono, quelli segnati dai capolavori delle prime doom death band anglosassoni, famose per aver spianato la strada al fenomeno di massa del gothic metal.

Con la mentalità anacronistica di chi ancora non è riuscito a raccogliere i frutti del proprio lavoro, i Nostri si giocano la carta del tributo ad un genere ormai datato e ricoperto di polvere, sperando che questa possa rivelarsi un asso vincente. Dispiace pensare che le loro aspettative finiranno per essere tradite, dato che la concorrenza si è fatta veramente spietata. Non vorremmo suonare troppo cattivi, ma anche altri gruppi recentemente tornati in auge avrebbero da insegnare ai rinati Autumnblaze… Basti pensare alle ultime prove di Moonspell e Paradise Lost, formazioni storiche che, pur essendosi completamente dimenticate il significato della parola sperimentazione, hanno saputo farsi portatrici di un’ispirazione e di una classe tutt’altro che latenti.

Avremmo tanto voluto vederli alle prese con una qualsiasi evoluzione del rock malinconico e ricercato del precedente “Words Are Not What They Seem” (2004)… Invece Arisjel e Eldron, in compagnia di Schwadorf dei The Vision Bleak, hanno deciso di tornare a fare i cattivi, componendo questo “Perdition Diaries”, un album pieno di vocals estreme, ritmiche serrate e chitarre lamentose, quasi a ricordarci che gli anni ‘90 non sono mai veramente finiti. Le prime canzoni del lotto, tuttavia, scorrono senza lasciare grandi tracce di emozione nell’ascoltatore, nonostante la classe compositiva del terzetto non tardi a farsi percepire. Nessuna romantica reminiscenza, dunque, ma soltanto un gran bel un buco nell’acqua: i suoni risultano per lo più freddi e le strutture dei brani prive di mordente.

Ad una prima manciata di composizioni orrendamente manieristiche subentrano, in un secondo momento, episodi decisamente più ispirati, che in alcuni casi richiamano il passato recente della band tedesca. È il caso dell’atmosferica “Empty House”, della rockeggiante “Neugeburt” e di “Ways”, interamente sorretta da un radioso pianoforte e dalle espressive clean vocals di Eldron, notevoli sprazzi di luce all’interno di un disco che, neanche a farlo apposta, risulta fin troppo ostico ed ombreggiato. Infine, piacevoli incursioni di chitarra acustica ci fanno ben sperare anche per gli ultimi due brani in scaletta, le più energiche “The Forge” e “Saviour”.

Sebbene il valore del disco si assesti sulla soglia della sufficienza, “Perdition Diaries” rischia di diventare sin da subito il capitolo meno interessante della discografia degli Autumnblaze e di confinarli violentemente ad uno status di band di serie B. Urge una seria presa di coscienza…



01.Wir sind was wir sind
02.Who Are You?
03.I Had To Burn This Fucking Kingdom
04.Haughtiness And Puerile Dreams
05.Brudermord
06.Empty House
07.Neugeburt
08.Ways
09.The Forge
10.Saviour

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