Stream Of Passion
The Flame Within

2009, Napalm Records
Gothic

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 29/05/09

Tornare in studio di registrazione con l’ingombrante presenza di un bellissimo esordio (“Embrace The Storm”) alle spalle, ma privi dell’essenziale tocco ‘magico’ di colui che ne fu il principale artefice, non dev’essere stato affatto facile per gli Stream Of Passion. Orfani della mano esperta di Arjen Lucassen (titolare del blasonato progetto Ayreon, per chi ancora non lo sapesse), nonché del prezioso supporto di altri due membri appartenenti all’eccezionale line-up originaria (il tastierista Alejandro Millán e la chitarrista Lori Linstruth), la cantante/violinista Marcela Bovio, il bassista Johan Van Stratum ed il batterista Davy Mickers (sostituito a poche settimane dall’uscita di “The Flame Within” da Martijn Peters) si sono ritrovati a raccogliere le proprie forze, cercando di infondere nuova linfa vitale in quella che, negli ultimi anni, è stata una delle più grandi sorprese del panorama prog internazionale. Così, tre nuovi ed altrettanto validi musicisti sono stati reclutati e la creatura Stream Of Passion ha potuto rinascere dalle proprie ceneri, come una splendida fenice.

“The Flame Within”, frutto di due anni di transizione, segna, in tutto e per tutto, un nuovo inizio per la band della bella Marcela. Innanzitutto, è importante constatare il cambio d’etichetta: non è più la Inside Out, leader del settore progressive, a patrocinare le gesta dei Nostri, ma la ben più nota Napalm Records, foriera del successo di svariate realtà gothic metal. Passaggio che giustifica, forse, la leggera virata verso lidi più oscuri e sinfonici subita dal tipico sound di matrice lucassiana del passato. I fan di vecchia data, tuttavia, non hanno nulla di cui avere paura: il trait d’union che lega il nuovo parto all’incensato “Embrace The Storm” è rappresentato dalla sempre più suadente e romantica voce della Bovio, consacrata nell’Olimpo delle migliori interpreti della scena grazie anche alle sue prestigiose collaborazioni, tra cui ricordiamo quella con i The Gathering per il loro ultimo album (“The West Pole”). La cantante messicana si trova ad interpretare questi nuovi brani con un’enfasi sorprendentemente maggiore rispetto al passato, spaziando a 360° nel vastissimo spettro espressivo del proprio registro vocale, a conferma di una maturità oggi pienamente raggiunta. Lo dimostra il coro operistico incastonato alla perfezione nelle note iniziali dell’apripista “The Art Of Loss”.

Il non facile compito di supportare queste dolci linee vocali è affidato, in primo luogo, ad una delle nuove colonne portanti degli Stream Of Passion, il pianista Jeffrey Revet, il cui spirito romantico e classicheggiante emerge a più riprese, marchiando a fuoco i brani di “The Flame Within” con un sentimento di corroborante malinconia, senza far rimpiangere l’operato di chi l’ha preceduto. Altra costante è la presenza di un vero e proprio quartetto d’archi (che, volontariamente, cancella qualsiasi traccia di sintetizzatori), le cui registrazioni sono state seguite da uno degli astri nascenti del panorama musicale olandese, Joost van den Broek (lo ricorderete sicuramente per essere stato il tastierista dei mai troppo compianti After Forever), che appare nei crediti del disco, assieme a Jochem Jacobs ed alla band stessa, in veste di produttore.

Laddove la sezione ritmica si trova ad essere considerevolmente semplificata (anche per questo non si sprecano i richiami ai momenti più intimistici dei connazionali Epica), sono le strutture dei brani a guadagnarne in appeal ed immediatezza. Canzoni potenti ed orecchiabili del calibro di “Games We Play” e “Burn My Pain” farebbero invidia a qualsiasi female fronted band, Evanescence e Lacuna Coil compresi. D’altro canto, “In The End”, “Now Or Never”, “When You Hurt Me The Most”, insieme all’immancabile ballad “Run Away”, rappresentano le vere e proprie punte di diamante di questo full length, brani che scioglierebbero anche il più gelido dei cuori e che, per assurdo, non avrebbero sfigurato affatto nell’ultimo capolavoro degli After Forever (sebbene gli Stream Of Passion risultino privi della loro versatilità e delle loro innumerevoli sfaccettature). Nella tracklist appare, inoltre, un sentito tributo ad una delle più importanti realtà alternative rock inglesi, i Radiohead, dal cui repertorio viene ripescata la stupenda “Street Spirit”.

Constatate tutte le differenze e le similitudini che intercorrono tra i due lavori, non sappiamo dirvi se “The Flame Within” sia più o meno riuscito rispetto a “Embrace The Storm”, dato che entrambi presentano dei picchi compositivi di tutto rispetto ed alcuni angoli che necessiterebbero di ulteriori levigature (ad esempio, dove fa capolino una componente metal fin troppo accentuata che stride con la delicata voce di Marcela – sarebbe davvero bello vedere gli Stream Of Passion alle prese con sonorità più rock-oriented!). Ciò che possiamo affermare, invece, è che da entrambi gli album emerge una vocazione alla naturalezza ed all’emotività non comune a tutti quei gruppi gothic e symphonic metal che basano la propria proposta su copioni consunti, col rischio di diventare freddi e prevedibili sempre in agguato, e che la vena progressive da sempre insita in questa band non viene ostentata con arroganza e non sfocia praticamente mai in dimostrazioni tecniche fini a sé stesse. Non è forse questa la più preziosa eredità lasciata ai Nostri dal genio di Arjen Lucassen?

Gli Stream Of Passion, pur non concedendo grandi spazi all’originalità ed alla sperimentazione, sono riusciti a trovare le armi con le quali sapranno distinguersi e farsi strada in un futuro praticamente prossimo. Se avete perso la fiamma dell’emozione, la ritroverete sicuramente tra queste note.



01. The Art Of Loss
02. In The End
03. Now Or Never
04. When You Hurt Me The Most
05. Run Away
06. Games We Play
07. This Endless Night
08. My Leader
09. Burn My Pain
10. Let Me In
11. Street Spirit
12. A Part Of You
13. All I Know
14. Far And Apart (Limited Edition Bonus Track)

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