Silentium
Amortean

2009, Dynamic Arts Records
Gothic

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 25/04/09

I Silentium ci riprovano. Dopo le inaspettate (ma solo in parte riuscite) declinazioni dark/rock del precedente “Seducia” (2006), il sestetto finlandese torna a far parlare di sé grazie ad “Amortean”, un disco che si riaggancia alla dimensione epico-orchestrale che aveva caratterizzato le primissime produzioni della band, sebbene la componente doom dei bei tempi sia ormai svanita nel nulla per lasciare spazio al candore ed al sentimentalismo tipici delle band guidate da voci femminili. Questa retromarcia non collima, tuttavia, con una banalizzazione della proposta: i Nostri dimostrano, a conti fatti, di aver compiuto passi da giganti sul piano strettamente compositivo, confermando le qualità esibite nei 14 anni di carriera che, sfortunatamente, li hanno visti indugiare nell’ombra di formazioni più popolari e sfacciatamente easy-listening.

Il primo elemento di novità introdotto da “Amortean” è rappresentato dalla quasi totale assenza delle vocals maschili da parte del bassista Matti Aikio, le stesse che avevano penalizzato la maggior parte dei brani contenuti in “Seducia”. D’altra parte Riina Rinkinen, qui alla sua seconda prova con il gruppo, dimostra, con la sua voce scura e malleabile, di essere maturata, di non aver ormai più alcuna necessità di emulare colleghe più famose e, quindi, di saper gestire le linee vocali nel pieno delle proprie capacità. Un’altra interessante innovazione riguarda la sorprendente professionalità degli arrangiamenti, in grado di donare all’album un solenne fascino da soundtrack (in più di un episodio ci troviamo di fronte a delle vere e proprie partiture di musica classica) e di avvicinarlo ai recenti fasti sinfonici di casa Nightwish.

Mirabolanti sezioni d’ottoni, fiati ed archi accompagnano per quasi un’ora di tempo le evoluzioni sonore della band, quasi sempre autrice di oscure ed apocalittiche atmosfere, ma tendenzialmente melodica e progressiva quando i brani necessitano di uno sviluppo più elaborato, come succede per il climax di “A Knife In The Back” e l’aggrovigliata cavalcata orchestrale di “The Cradle Of Nameless”, i due migliori pezzi del lotto. Non aspettatevi però spericolate acrobazie da parte della sezione ritmica, poiché chitarre, basso e batteria (quest’ultima, in particolare, detta a più riprese dei tempi tutt’altro che canonici per il genere proposto) sanno compiere il proprio dovere senza sfociare in esibizioni tecniche fini a sé stesse. Le melodie oscillano tra l’epico e l’agrodolce, soprattutto grazie all’apporto della chitarra solista e del pianoforte, ciliegina sulla torta di nove canzoni che fanno della ricercatezza il proprio denominatore comune.

In conclusione, quest’album riconferma i Silentium come una delle gothic metal band più abili ed intriganti del nuovo millennio, dopo alcuni piccoli passi falsi che rischiavano di comprometterne la credibilità, e dimostra quanto l’eleganza e la cura del dettaglio possano rendere accattivante un disco, ancor più di quanto ritornelli orecchiabili ed ammiccamenti pop riescano a fare. Lasciandoci avvolgere dalle funeste sinfonie di “Amortean”, riponiamo le speranze, per un futuro ancora più roseo, nel prossimo capitolo discografico dei Nostri, e in un colpo di genio che li possa portare definitivamente alla ribalta.



01. Leave The Fallen Behind
02. The Messenger
03. A Knife In The Back
04. The Fallen Ones With You Tonight
05. My Broken Angel
06. The Cradle Of Nameless
07. Storm Sight Solicitude
08. Embrace The Storm
09. La Fin du Monde

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool