Kingfisher Sky
Hallway Of Dreams

2009, Suburban Records
Prog Rock

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 22/04/09

La storica formazione dei Within Temptation, esordita nell’ormai lontano 1997 con le torbide sinfonie di “Enter”, è stata testimone, nel corso degli anni, di svariati cambi all’interno della propria line-up. Non si può certo dire, però, che gli ex-componenti del celebre sestetto olandese siano rimasti con le mani in mano… Anzi, i Delain del tastierista Martijn Westerholt, ad esempio, hanno avuto la fortuna di essere proiettati sin da subito tra i nomi ‘che contano’, grazie ad un buon album d’esordio (“Lucidity”) e ad un contratto discografico con il colosso Roadrunner Records che ha garantito al gruppo un immediato successo. La stessa sorte, purtroppo, non è toccata ai Kingfisher Sky, formati nel 2001 dal batterista Ivar de Graaf, il cui disco di debutto, originariamente pubblicato nel 2007, riesce ad approdare in terra italica soltanto nell’anno in corso, grazie all’interesse della Suburban Records.

Tuttavia, se i cugini Delain hanno deciso, furbescamente, di discostarsi di pochissimo dalle linee-guida della band progenitrice, i Kingfisher Sky hanno preferito tentare un approccio al genere più perspicace e coraggioso, allontanandosi definitivamente dai canoni di quel symphonic metal di scuola nederlandese diventato, nel corso dell’ultimo quinquennio, un vero e proprio trend. Pertanto, “Hallway Of Dreams” ci consegna, poggiando su una base di composizioni particolari e raffinate, un solido mélange stilistico che va ad abbracciare il rock più acustico e progressivo, il folk cantautorale e le sinuose partiture pop di artiste quali Tori Amos e Kate Bush, che riecheggiano affabili nell’operato del tastierista George van Olffen.

Le melodie elargite dai Nostri sono ariose, delicate e gentili come una brezza di primavera, la stessa che in più di un’occasione si posa, sotto forma di brividi, sulla nostra pelle, grazie all’incantevole voce di Judith Rijnveld. La cantante coordina alla perfezione sia le parentesi più romantiche ed intense dell’album (come nel caso della stupenda semi-ballad “November”), sia quelle più energiche, talvolta irrobustite da chitarre metal-oriented che ricordano l’operato degli Autumn di “Altitude”. “Balance Of Power” e “Through My Eyes”, grazie ai loro ritornelli morbidi ed orecchiabili (ma tutt’altro che scontati), si ritagliano uno spazio di maggiore interesse all’interno della tracklist, rivelando in pieno il potenziale di una band che, lavorando sul valore intrinseco di queste brillanti intuizioni, farà probabilmente parecchia strada. Una menzione particolare va riservata, infine, a “Big Fish”, un bucolico affresco di note e colori impreziosito da incursioni di fiati ed archi che profumano di folk.

La qualità della proposta è lampante; se il buongiorno si vede dal mattino, ai Kingfisher Sky basterà soltanto trovare i giusti canali per diffondere la propria musica, senza mai snaturare la spontaneità e le emozioni racchiuse in “Hallway Of Dreams”, per imporsi come una delle female fronted band più interessanti del momento. Buona fortuna, ragazzi!



01. The Craving
02. Hallway Of Dreams
03. Balance Of Power
04. November
05. Big Fish
06. Through My Eyes
07. Seven Feet
08. Persephone
09. Her White Dress
10. Brody
11. Sempre Fedele

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