“In caso di mancanza di rock 'n roll, rompere il vetro”
Potrebbe recitare così un'ipotetica frase stampata sul safety glass di un altrettanto ipotetico armadietto di sicurezza contenente niente meno che il debut album dei Nitrogods. Se siete davvero in estrema difficoltà e avete bisogno di una scarica energica e potente, se siete rimasti anche voi sconvolti dal prezzo esorbitante del megabox dei Motörhead (circa 600 $) e avete assoluta necessità di sciacquarvi le orecchie dall’enorme mare di liquame che molto spesso (purtroppo) esce sul mercato, beh, rompete quel dannato vetro e accaparratevi quel fottutissimo album!
Ma chi sono i Nitrogods, vi chiederete voi? Beh, diciamo che non sono dei novellini del mestiere, anzi. Il trio è composto dal chitarrista Henny Wolter (Thunderhead, Primal Fear), dal batterista Klaus Sperling (Freedom Call) e dal cantante e bassista Oimel Larcher (in piena tradizione Motörhead oserei dire). I Nostri decidono quindi di lasciar perdere convenevoli e innovazioni e di produrre dell’ottimo e grintoso rock ‘n roll. Fedeli al loro motto (“Tre uomini, tre angoli e rock ‘n roll diretto senza stronzate”), i Nitrogods danno alla luce questo platter che al primo ascolto vi farà forse un po’ storcere il naso, ma che dal secondo in poi vi colpirà in pieno viso come un maglio si abbatte su una barra d’acciaio per modificarne la conformazione.
La peculiarità che vi salterà subito all’orecchio sarà senz’altro il timbro di voce di Oimel: graffiante e ruggente. Se pensate di aver già sentito una voce simile, beh, vi sbagliate di grosso, immaginatevi un orso al microfono. Le melodie e la grinta che scaturiscono dalle dodici tracce del disco sono di altissimo livello e danno vita a brani trascinanti ed assolutamente coinvolgenti. La parte strumentale è ben eseguita ed arrangiata, mai stancante e noiosa, buoni gli assoli e ottime anche le due illustri partecipazioni che rispondono al nome di Dan McCafferty (Nazareth) e ‘Fast’ Eddie Clarke (Motörhead, Fastway).
Come dicevo in precedenza, quest’album al primo giro forse non vi convincerà in pieno, ma coi successivi ascolti scatterà in voi una certa molla, la fantomatica scintilla che all’improvviso arriverà e stravolgerà tutte le vostre convinzioni. Penserete di essere ad un festa biker, i fumi e gli odori della cucina con le sue salamelle e costine invaderà casa vostra assieme al sacro odore di malto fermentato mentre tra una Harley e l’altra arriverete a sostare sotto il palco dei Nitrogods, per essere ricatapultati nel mondo reale una volta terminato il disco. Un senso di nostalgia si impossesserà di voi e l’unico modo per togliersela di dosso sarà premere nuovamente il tasto play sullo stereo e tornare a bere, mangiare e fare festa con i Nitrogods.
Ma chi sono i Nitrogods, vi chiederete voi? Beh, diciamo che non sono dei novellini del mestiere, anzi. Il trio è composto dal chitarrista Henny Wolter (Thunderhead, Primal Fear), dal batterista Klaus Sperling (Freedom Call) e dal cantante e bassista Oimel Larcher (in piena tradizione Motörhead oserei dire). I Nostri decidono quindi di lasciar perdere convenevoli e innovazioni e di produrre dell’ottimo e grintoso rock ‘n roll. Fedeli al loro motto (“Tre uomini, tre angoli e rock ‘n roll diretto senza stronzate”), i Nitrogods danno alla luce questo platter che al primo ascolto vi farà forse un po’ storcere il naso, ma che dal secondo in poi vi colpirà in pieno viso come un maglio si abbatte su una barra d’acciaio per modificarne la conformazione.
La peculiarità che vi salterà subito all’orecchio sarà senz’altro il timbro di voce di Oimel: graffiante e ruggente. Se pensate di aver già sentito una voce simile, beh, vi sbagliate di grosso, immaginatevi un orso al microfono. Le melodie e la grinta che scaturiscono dalle dodici tracce del disco sono di altissimo livello e danno vita a brani trascinanti ed assolutamente coinvolgenti. La parte strumentale è ben eseguita ed arrangiata, mai stancante e noiosa, buoni gli assoli e ottime anche le due illustri partecipazioni che rispondono al nome di Dan McCafferty (Nazareth) e ‘Fast’ Eddie Clarke (Motörhead, Fastway).
Come dicevo in precedenza, quest’album al primo giro forse non vi convincerà in pieno, ma coi successivi ascolti scatterà in voi una certa molla, la fantomatica scintilla che all’improvviso arriverà e stravolgerà tutte le vostre convinzioni. Penserete di essere ad un festa biker, i fumi e gli odori della cucina con le sue salamelle e costine invaderà casa vostra assieme al sacro odore di malto fermentato mentre tra una Harley e l’altra arriverete a sostare sotto il palco dei Nitrogods, per essere ricatapultati nel mondo reale una volta terminato il disco. Un senso di nostalgia si impossesserà di voi e l’unico modo per togliersela di dosso sarà premere nuovamente il tasto play sullo stereo e tornare a bere, mangiare e fare festa con i Nitrogods.