Gargamella
Teta Velata

2012, UTU Conspiracy
Folk

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 10/02/12

Le antiche tradizioni folkloriche costituiscono una fonte inesauribile di fascino per i più malinconici e ombrosi cantori del vecchio continente, il quale, negli ultimi decenni, è stato testimone dell'ascesa di numerose realtà musicali appartenenti alla cosiddetta scena neofolk. Tra queste, c'è chi riprende per filo e per segno le composizioni medievali e rinascimentali che un tempo lontano bardi, menestrelli e trovatori portavano in giro per le corti d'Europa. C'è chi le rilegge alla luce di nuove avanguardie sonore, contaminando le melodie senza tempo di violini, cetre e flauti con una moderna elettronica. C'è chi, più semplicemente, evita di intraprendere un processo filologico, ma non si dimentica di tributare gli antichi fasti attraverso una chiave di lettura evocativa e allo stesso tempo personale. Il duo toscano Gargamella, nato nei boschi dell'alta Maremma nel giugno di un lontano 1996, appartiene senza ombra di dubbio a quest'ultima categoria di artisti.

Chiamati dal signor Tony Wakeford (mente degli storici Sol Invictus) a prender parte alla compilation “With Friends Like These” nel 2010, i Nostri decidono, dopo tanti anni di silenzio, di uscire allo scoperto con “Teta Velata”, il cui titolo rimanda ad un'espressione coniata in età infantile da Pier Paolo Pasolini per descrivere “un'attrazione dolcissima e violentissima”, che negli anni ha tenuto compagnia all'artista rimanendo “cieca e tetra come un fossile”, un “nome da feticcio, primordiale, disgustoso e carezzevole”.

Per il loro primo full-length i titolari del progetto Lapo Marliani e Nicola Savelli si avvalgono di collaborazioni importanti, per cui non è raro, ascoltando queste dodici composizioni, imbattersi nelle voci di Alessio Colosi, Francesca Messina e Candida Nieri, o negli strumenti a fiato di Alessandro Bosco. Ancor più essenziale è il contributo del fonico ed ingegnere del suono Niccolò Gallio, che garantisce al disco un'anima calda, vibrante e il meno possibile digitale ma non per questo ovattata o anacronistica. Completano l'opera le composizioni dei Nostri, che alternano brani originali a tre rivisitazioni di antichi temi musicali (“Danza Rossa” non è altro che una variazione di “Tempus Est Iocundum”, uno tra i brani più conosciuti della raccolta dei “Carmina Burana”; “Xacaras” riprende i ritmi dell'omonima danza diffusa nella penisola iberica, mentre “Leu Chansoneta” è una composizione del trovatore provenzale Guiraut de Bronelh).

Ascoltando i brani che portano la firma di Marliani e Savelli, è veramente difficile rimanere impassibili di fronte a “The Remin Essence” (lunga traccia sperimentale sospesa tra voce, pianoforte e i deliri psichedelici del theremin), ai sapori da antica osteria di “Whisky”, alle corde pizzicate con estremo garbo sulle percussioni ipnotiche di “Novum Gaudium”, all'orchestrina post-industriale di “Tubalcain”. Impossibile, infine, non riconoscere il valore artistico dell'opera mentre la fantasia volteggia sulle note della traccia conclusiva, “King Of Nowhere”, apoteosi di emozioni malinconiche rimaste sopite nell'arco dei 60 minuti che compongono l'album, nonché tributo ai grandi maestri del neofolk. Quello che Gargamella ci propone è un mondo di sensazioni, note e immagini senza una precisa collocazione spazio-temporale. Immagini oscure e tutt'altro che accessibili, ma degne dell'attenzione di coloro che da anni si cibano di sonorità neofolk e che in “Teta Velata” sapranno riconoscere una musica familiare, autentica e suonata con passione.



01. Pater
02. Xacaras
03. Danza Rossa
04. Teta Velata
05. Mater
06. Leu Chansoneta
07. Sybil
08. The Remin Essence
09. Whisky
10. Novum Gaudium
11. Tubalcain
12. King Of Nowhere

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