The 11th Hour
Lacrima Mortis

2012, Napalm Records
Doom

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 27/01/12

Alcuni lettori si ricorderanno sicuramente di un duo chiamato The 11th Hour, che nel 2009 fece capolino sulle pagine di SpazioRock in occasione dell'uscita del debut album “Burden Of Grief”. Da allora, parecchie cose sono cambiate: innanzitutto il titolare Ed Warby (già noto per aver collaborato con Gorefest, Hail Of Bullets, Ayreon e tanti altri) ha deciso di trasformare quello che originariamente era stato pensato come un semplice progetto da studio in una vera e propria live band. Da qui numerose partecipazioni ai più grandi festival doom di tutta Europa hanno spinto il Nostro a comporre nuovo materiale e a dare un seguito alla sua prima fatica discografica sotto questo intrigante monicker. In secondo luogo, il fido collaboratore Rogga Johansson è stato costretto a causa di una malattia ad abbandonare temporaneamente la formazione; al suo posto troviamo il vocalist Pim Blankenstein, il quale, grazie al suo growl cavernoso e ferino, riesce a non far rimpiangere chi l'ha preceduto. Last but not least, le composizioni di Warby sembrano finalmente aver acquisito maggiore dinamismo e versatilità, tant'è che “Lacrima Mortis” si posiziona indubbiamente su un gradino più alto rispetto al suo predecessore.

Certo, il doom metal dei Nostri continua ad essere pervaso di rimandi e citazioni: si parte con gli epici Candlemass (influenza onnipresente in dischi di questo genere, vedi i compagni di etichetta Isole), passando per i loro discepoli più fedeli, gli statunitensi Solitude Aeternus, fino ad arrivare al romanticismo macabro degli inglesi My Dying Bride, con i quali i The 11th Hour condividono un certo gusto per le più tetre e malinconiche melodie di tastiera. Fin qui nulla di nuovo sotto il sole... Se proviamo a scendere nel dettaglio, tuttavia, ci rendiamo conto di quanta personalità trasudino i sette brani contenuti in “Lacrima Mortis”; un bel passo in avanti rispetto agli impeccabili esercizi di stile di “Burden Of Grief”. Questa volta Warby non ha avuto paura di osare e, ora grazie ad un pattern di batteria più veloce del solito, ora sulla scia di un riff di chitarra più incalzante che ossessivo, il Nostro ha inaspettatamente ottenuto un affresco di nera alienazione, nel quale i doomster avranno la fortuna e il piacere di perdersi una volta premuto il tasto play.

La spettrale “We All Die Alone”, la straziante “Rain On Me” e il monolite gotico di “Bury Me”, pur non raggiungendo le spettacolari vette emotive degli Swallow The Sun e dei nostrani (EchO) (giusto per chiamare in causa due album analoghi usciti nello stesso periodo), restano i capisaldi di un disco gradevole e caldamente consigliato a tutti gli appassionati del metal più oscuro e disperato.



01. We All Die Alone
02. Rain On Me
03. The Death Of Life
04. Tears Of The Bereaved
05. Reunion Illusion
06. Nothing But Pain
07. Bury Me

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