The Kandidate
Facing The Imminent Prospect Of Death

2012, Napalm Records
Thrash

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 27/01/12

Raramente mi capita di avere la nettissima sensazione, a partire dalla prima traccia, che l'album che sto ascoltando sarà una grossa delusione. Sarà successo sì e no una decina di volte, da che ho memoria. Anche il disco peggiore che mi è capitato per le mani è riuscito a strapparmi almeno un innalzamento dell'attenzione grazie ad un piccolo dettaglio che spiccava nel marasma di note non proprio gradevoli. Non è stato questo il caso. Almeno non del tutto.

Sin dall'inizio, c'è qualcosa di intrinsecamente sbagliato in questo nuovo album dei danesi The Kandidate. All'apparenza, “Facing The Imminent Prospect Of Death” è un album thrash come molti altri: veloce, cattivo, urlato a squarciagola, con una sezione strumentale che più che un trio di suoni composto da batteria, basso e chitarra ricorda un po' i primi venti minuti di “Salvate Il Soldato Ryan”, ovvero un campo di battaglia (nello specifico lo sbarco in Normandia). Ma c'è qualcosa che salta all'orecchio fin da subito: la fortissima presenza di reminiscenze core e pseudo-hardcore punk che regna sovrana durante i 31 minuti di durata del full-length. Il problema è che i The Kandidate non sono riusciti a unire il loro thrash furioso, tipico del filone tedesco del genere, con queste influenze più moderne. Manca qualcosa. Per capirci meglio: immaginate di essere in una grande stanza che necessita di più di una fonte di luce per essere illuminata. Ecco, pare che alcune di queste luci non siano state accese, ci sono numerosi angoli bui, poco chiari, non definiti. Quasi una scultura appena abbozzata, di cui si intravedono alcune fattezze, ma che potrebbe tranquillamente raffigurare un narvalo o una donna seduta in poltrona a leggere, a seconda del punto di vista da cui la si guarda.

Fin dall'inizio, oltre a questa netta sensazione di vago e indefinito, ci si accorge di una certa tendenza alla ripetitività che letteralmente uccide alcuni brani, “Total War” è uno di questi. Uno degli episodi che potevano interessare di più, anche ai non fan del crossover thrash, è reso indigesto dalla ripetitività che lo pervade. La tripletta finale “Disillusionized”, “Dommedag” e “The Knives Spit”, poi, se si è un po' distratti, può risultare una canzone unica, un monoblocco diviso in tre per non si sa quale ragione. Emerge dal mare di mediocrità una sola canzone, “Beyond The Mind, Sleep You'll Find”. Più thrash e meno core delle altre nove sorelle, questa si rivela essere una buona traccia, piacevole e decisamente sopra la media del disco.

Per concludere, non rimane molto da dire. Questa giovane band ha tentato il passo più lungo della gamba ed è inciampata in un disco che prometteva scintille e invece regala ben poche sensazioni. Non smuove, non viene voglia di fare headbanging sfrenato mentre si ascolta. Purtroppo ci si ritrova a rapportarsi ad un album insipido e poco produttivo e, anche dopo ripetuti ascolti, si resta indifferenti, se non addirittura annoiati. Forse i fan del crossover sapranno apprezzare, ma i thrasher più impenitenti faranno molta, molta fatica a farsi piacere un album del genere.



01. Death
02. Beyond The Mind, Sleep You'll Find
03. One And Alone
04. Total War
05. Modvind
06. Let The Maggots Have It
07. Standing On The Cliffs Of Madness
08. Fucked In The Search For Life
09. Disillusionized
10. Dommedag
11. The Knives Spit

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