I Treni All'Alba
2011 A.D.

2011, INRI
Folk Rock

Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 16/01/12

In un articolo apparso pochi giorni orsono su un quotidiano nazionale, un giornalista si interrogava sulla sparizione del rock dalle classifiche di vendita e sulla sua incapacità di descrivere la contemporaneità, di incarnare la rabbia e i movimenti di protesta come accadeva negli anni ’70. Putiferio, vespaio, polemiche a non finire. Una cosa è certa, il rock come tutte le forme d’arte è in continua evoluzione, perennemente alla ricerca di nuove idee e forme di espressione; per cogliere appieno le sfumature di questa palingenesi, non ce ne voglia l’autore dell’articolo, occorre andare ben oltre le classifiche e i cosidetti movimenti di costume o di opinione.

Ovviamente non è questa la sede per affrontare un discorso tanto ampio, ma curiosamente il dibattito è venuto a coincidere con l’ascolto della seconda fatica dei piemontesi I Treni All’Alba, affascinante monicker solo apparentemente in contrasto con un titolo messianico come “2011 A.D”. Questo flusso di impressioni è stato spazzato via in un attimo dalla tempesta di armonici e slide dell’intro iniziale, un pezzo che lascia letteralmente senza fiato per forza d’urto ed eleganza. Dunque il rock non solo esiste, ma prende forme del tutto inaspettate: con la successiva “Attila” appare subito chiara la particolarità di una proposta basata su pezzi strumentali e sull’uso quasi esclusivo di strumenti acustici. Mancano dunque vocals ed elettricità ma non certo il ritmo, intenso e incalzante per tutta la durata di un disco che oscilla con nervosismo fra il folk e il progressive. “2011 A.D.” è un’opera che stupisce per la tecnica esecutiva tipicamente rock delle chitarre e per le ritmiche di forte derivazione jazz, ma che allo stesso tempo poggia su una affascinante cornice acustica che non disdegna momenti di grande pathos e costruzioni armoniche complesse. Oltre ad un paio di incursioni elettriche, capita di scorgere echi di Ennio Morricone, malinconiche melodie mediterranee e raffinate partiture progressive fondersi in un unico pezzo. Liquidare le singole tracce con una descrizione sommaria è pressochè impossibile, all’interno di ognuna di esse vi sono delle particolarità, dei richiami, delle istantanee che confluiscono in una musicalità di indubbio valore che sfugge alle facili etichette.

Ogni tentativo di dare una definizione univoca a questo lavoro appare di secondaria importanza, “2011 A.D.” farà di certo breccia nel cuore dei rockettari intransigenti come in quello del pubblico folk più ortodosso e, per chi volesse tastare il polso alla band in sede live, il tour imminente che inizierà da Milano proprio questa settimana costuisce una ghiotta occasione per vedere alla prova uno degli act più promettenti e interessanti del rock nostrano.



01. Intro
02. Attila
03. L'Arte Della Guerra
04. Il Demone
05. L'Apocalisse
06. Tempi Moderni 
07. Fino Alla Fine... Del Mondo 
08. Distrettotredici
09. Streghe

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