Crylord
Blood Of The Prophets

2011, Lion Music
Power Metal

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 27/12/11

C'era una volta il power metal: velocità, melodia e un certo grado di escapismo. C'era una volta un genere per chi ama l'accelerazione dirompente, per chi vorrebbe poter correre a tutto gas sulle sei corde di una chitarra, come se queste fossero le corsie di un'autostrada musicale, senza paura di autovelox ed alcol test. Di fatto, il power metal esiste ancora, ma non in questo disco. Il progetto Crylord del chitarrista polacco Boguslaw Balcerak, dedito ad un sound di chiara ispirazione malmsteeniana fatto di virtuosismi chitarristici e voci dalla timbrica piuttosto alta, delude le aspettative.

Blood Of The Prophets” avrebbe le basi necessarie per diventare un grande album power/symphonic: belle idee, ottime melodie, un'esecuzione a regola d'arte da parte di tutti gli strumentisti, linee vocali che calzano a pennello nel contesto generale dell'opera... Peccato che tutti questi elementi si accavallino tra loro creando uno spiacevole effetto di eco nella testa di chi ascolta, un effetto che tende a distrarre e alla lunga ad irritare. Di fronte ad un passaggio in cui la voce di uno dei tre cantanti che si avvicendano nelle varie canzoni prende il comando, guidando la narrazione e lo svolgimento del brano, d'un tratto si inserisce la chitarra solista in un lunghissimo e spesso fuori luogo assolo fatto di sweep, tapping e altre tecniche virtuosistiche: questa sembra essere la regola in ognuno dei dodici brani in scaletta.
 
Sebbene si tratti di un disco power metal, che per definizione è veloce e tante volte un po' “smargiasso” (ovvero un genere che si auto-incensa e da sfoggio della propria bravura solo per il gusto di farlo), ciò porta ad una globale mancanza di originalità nelle canzoni, che alla lunga risulteranno noiose e già sentite in varie occasioni, oltre che intrinsecamente fastidiose, proprio per l'assoluta predominanza di questa chitarra solista così invadente e spesso fuori contesto. Un esempio lampante di questa cattiva gestione degli assoli è “Grave Of Love”, che sulla carta avrebbe tutte le caratteristiche per essere un bellissimo pezzo heavy/power, con un certo tocco alla Stratovarius vecchia maniera per quanto riguarda le ritmiche, ma viene completamente rovinato dall'insistente tentativo di imitare i grandi virtuosi delle sei corde (oltre al fatto che le somiglianze con i succitati Stratovarius non si fermano alle sole ritmiche, ma bene o male tutto il brano ricorda svariati pezzi dei finlandesi presi da questo o quell'album).

A salvarsi dal marasma sono la bellissima “Bard's Tale”, molto bilanciata e ben costruita, e la title-track “Blood Of The Prophets”, forte di una linea vocale molto interessante, ma poco altro emerge dalla marea di buone idee sprecate e abusi chitarristici. Ed è un peccato, perché ascoltando l'intro e i primi due brani, la speranza era quella di gustarsi del sano power metal...



01. Ante Bellum Overture (Intro)
02. Blood Of The Prophets
03. Grave Of Love
04. Bard's Tale
05. Warrior's Moon
06. Face Of Destiny
07. The Heretic
08. Behind The Walls Of Sadness
09. Angel Of Divine
10. Valley Of The Dead
11. When The Time Has Come
12. The Healing Hands Of Destruction

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