Mike Patton ha fatto del proprio eclettismo camaleontico un personale marchio di riconoscimento. Semplicemente pensando che sia passato dai Faith No More ai Mr. Bungle al progetto Mondo Cane, dove il cantante statunitense si tramuta in uno squisito tributo alla musica leggera italiana degli anni 50 e 60 di interpreti come Mina, Gianni Morandi e Fred Buscaglione, con una naturalezza insolita, dovrebbe far comprendere ai più quanto questo artista sia null'altro che un fiume d'ispirazioni ed influenze che hanno la necessità patologica di sfociare in musica, qualunque forma di musica.
Dopo aver curato la colonna sonora del film del 2010, Patton torna sulle vicende del best seller “La Solitudine Dei Numeri Primi” ed incide frammenti sonori ispirati alle vicende narrate da Paolo Giordano, catturando le atmosfere inquiete ed il velo angoscioso che pervade le storie di Alice e Mattia. L'innocenza perduta troppo presto (o forse mai realmente raggiunta) a causa delle sventure nell'infanzia, le difficoltà dell'adolescenza dei protagonisti, la difficoltà a gestire quegli attimi di apparente serenità, la solitudine intrinseca che funge da difesa contro il mondo esterno ma che al contempo non permette ai due ragazzi di potersi realmente congiungere: le musiche create da Patton sono l'esternazione sonora di tutto ciò, la descrizione minuziosa delle contorte vicissitudini interiori (ancor più che intrasociali) dei protagonisti, oltre che un omaggio ad alcuni dei più interessanti compositori di colonne sonore del secolo scorso (Ennio Morricone per le orchestrazioni d'ampio respiro, i Goblin per gli episodi più densi d'inquietudine).
Difficile descrivere un lavoro del genere: è una colonna sonora in senso stretto, poiché molti episodi a fatica superano il minuto d'esecuzione, alcuni addirittura non ci arrivano (tranne la mastodontica “Weight Of Consequences (Quod Erat Demonstrandum)” posta a conclusione dell'album), come se fossero ideati proprio per sottolineare determinate situazioni, precisi momenti della pellicola che l'istrionico statunitense aveva in mente. Già, perché “The Solitude Of Prime Numbers” pare molto più la colonna sonora del romanzo che del film: angoscioso, con sprazzi di calma e serenità sempre funestati da un sottile filo d'inquietudine, l'imperante senso di inadeguatezza vissuto come inevitabile, combaciano perfettamente con quanto narrato da Giordano nell'opera cartacea.
Mike Patton non svolge un lavoro di mero manierismo, bensì dimostra di aver assimilato, divorato le atmosfere, il senso ed il significato del romanzo, creando così la sua personale interpretazione musicale dello stesso (notare come la numerazione dei brani sia rigorosamente in numeri primi, ulteriore dimostrazione che il Nostro non ha lasciato nulla al caso). Disco strano, inquieto, a tratti angosciante, rarissimi e brevissimi gli attimi di pace. Esattamente come le vite di Mattia ed Alice.