Sun Caged
The Lotus Effect

2011, Lion Music
Prog Metal

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 28/08/11

Dopo quattro anni di silenzio, gli olandesi Sun Caged tornano con il nuovo album “The Lotus Effect”. Nati nel 1999, dopo varie peripezie e cambi di line-up, i Nostri escono nel 2003 con il debut omonimo; ora, giunti al terzo album, appaiono più maturi, ma ancora alla ricerca di un'identità precisa.

Partiamo da un presupposto: di solito, quando si acquista un CD, di qualsiasi genere e band, ci si aspetta un minimo di coerenza all'interno dello stesso. Ovvero un filo conduttore che porti il disco a essere compatto e non disgregato; ci si aspetta di sentire le influenze della band, ma che queste siano ben amalgamate, non che ogni canzone abbia un'identità tutta sua, avulsa dal resto dell'album e totalmente agli antipodi rispetto alla canzone precedente e alla seguente. “The Lotus Effect” suona proprio in questa maniera. L'album è un sistema solare e ogni canzone è un pianeta a sé stante, con diverse caratteristiche proprie. Dalle influenze core dell'opener “Seamripper” alla orientaleggiante “On Again/Off Again”, “The Lotus Effect” suona incostante, disgregato e assolutamente poco compatto, il che rende l'ascolto estremamente difficile. A seconda dell'umore dell'ascoltatore, il disco potrebbe prendere pieghe estremamente differenti, esaltando o facendo scuotere il capo.

Inoltre la composizione stessa è estremamente incostante. Se la prima parte, fino alla ottava traccia “Pareidolized (The Ocean In The Shell)”, è composta da canzoni piuttosto lunghe e corpose, tipiche del genere con una spiccata vena sperimentatrice (pur non mescolando i vari spunti ma tenendoli ben separati tra una canzone e l'altra), nella seconda parte troviamo quattro canzoni molto brevi, quasi degli intermezzi, di cui tre dal minutaggio inferiore ai due minuti, per poi ritornare ad un tempo più lungo con l'ultima traccia. Un fatto abbastanza insolito, che può spiazzare, soprattutto perché queste tracce così brevi sembrano far parte di una stessa canzone con varie sezioni, come una suite o una sinfonia, per usare un termine di paragone con la musica classica.

Nonostante questa particolare disgregazione sia musicale che tempistica, l'album offre alcuni ottimi spunti. Soprattutto le prime tre canzoni, quelle in cui si sente di più l'influenza di band progressive metal europee come i Vanden Plas, sono tracce più che valide ed estremamente piacevoli. Non è un progressive improntato sulla velocità come unica e sola espressione di bravura, ma c'è ricerca nel suono, quella particolarità che di tanto in tanto i più famosi dimenticano per lanciarsi in assoli eterni e velocissimi quando non ce n'è bisogno. Qui i tecnicismi sono non proprio contingentati, ma non sono mai il fulcro della canzone, anzi. Al centro dell'attenzione ci sono, piuttosto, le sezioni vocali. I vocalist, infatti, dal timbro e tono molto vicino a quello di James LaBrie dei Dream Theater (altra band di cui si sentono numerosi echi, soprattutto nella parte centrale e finale dell'album, assieme ai Symphony X), tiene banco per tutta la durata del disco, senza cori e con pochi filtri.

Peccato che, per quanto piacevoli e orecchiabili, queste tracce suonino anonime ed ognuna delle succitate band potrebbe averle scritte ed interpretate. Quando si parlava di mancanza di identità, si intendeva proprio questo. Quasi a farlo apposta, come obiettivo prefissato, c'è sempre la sensazione che tutto ciò potrebbe essere stato scritto da altre band più famose, quasi a volerne attirare i fan. Dubito fortemente che quella fosse l'intenzione del combo olandese, ma ciò è quello che “The Lotus Effect” trasmette.

Le potenzialità per essere un buon gruppo ci sono, con un po' più di ricerca di un proprio posto nel genere la band guadagnerebbe molti punti, ma allo stato attuale delle cose, senza una propria identità, i Sun Caged rischiano di navigare nel mare delle band che rimangono anonime per tutto il corso della loro esistenza. E sarebbe un peccato, perché le potenzialità sono lì, basterebbe solo impegnarsi per avere un sound tutto personale, invece che cercare di emulare i propri punti di riferimento.



01. Seamripper (& The Blanket Statement)
02. Tip-Toe The Fault-Line
03. Ashes To Ear
04. Shades Of Hades
05. Reductio Ad Absurdum
06. On Again/Off Again
07. Lotus
08. Pareidolized (The Ocean In The Shell)
09. Parasol
10. Wave The Banner
11. Fish Afraid Of Drowning
12. Moebius Knot
13. Full Circle
14. Let It Wash Away (The Lotus Effect)

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