Dama
Eirwen

2011, Ravenheart
Gothic/Pop Rock

Frammenti di vita trasformati in un elegante ibrido di note e colori...
Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 08/08/11

Nel 2003 gli americani Evanescence, grazie ad un album campione d'incassi, riescono a portare a termine un'impresa che fino a quel momento sembrava impossibile: far conoscere le sonorità agrodolci ed oscure del gothic metal a mezzo mondo, rendendole appetibili ad un pubblico palesemente mainstream. Da quel momento in poi, le porte del genere restano spalancate e in ogni angolo del pianeta si cerca, molto spesso con risultati fallimentari, di dare un seguito al fortunato “Fallen” o, più semplicemente, di cavalcare l'onda del suo successo. L'Italia, una volta tanto, non rischia di diventare l'ultima ruota del carro, e già nel 2004 lancia negli Stati Uniti i rivali numero uno della band di Amy Lee: i milanesi Lacuna Coil, autori di un album, “Comalies” (già pubblicato nel 2002 dal colosso Century Media), che ha saputo trasformarli da piccola realtà gothic metal ad una macchina commerciale di fama internazionale, nonché nella band italiana più conosciuta all'estero. Tuttavia da quel momento in poi nessun altro artista, connazionale o straniero, è mai riuscito a comporre un disco convincente quanto “Fallen”, da un punto di vista formale e radiofonico... fino ad oggi.

Siamo nella primavera del 2007 e nell'hinterland milanese (guarda caso) prende vita un progetto che ha tutte le carte in regola per ravvivare una scena, quella del gothic metal mainstream, spentasi in seguito alla deriva dei suoi stessi portabandiera... Dall'incontro tra la cantautrice Barbara Schera Vanoli e il batterista/polistrumentista Pierfrancesco Tarantino nascono i Dama (il monicker è un sentito omaggio alle sontuose e imponenti cattedrali gotiche francesi). La formazione è presto completata con l'ingresso di Danilo Di Lorenzo (tastierista e ingegnere del suono), Cristian Comizzoli (chitarrista) e Roberto Gelli (bassista). Il quintetto, tramite un songwriting fresco e ispirato, dà vita a sonorità poetiche, romantiche, melodiose, piene di classe ed eleganza (la copertina e il booklet dell'album, nella loro fine sobrietà, lo confermano appieno)... Le influenze vanno dal metal con voce femminile (scordatevi tuttavia le sonorità bombastiche di Nightwish ed Epica) al pop rock, passando per il cantautorato femminile di scuola Tori Amos e la canzone italiana. Il tutto amalgamato in maniera spontanea e naturale, proprio perché il progetto non nasce con intenti commerciali, ma per dare voce all'ispirazione e al talento della sua fondatrice.

I Dama, che nel 2011 debuttano sul mercato internazionale dopo aver cercato in lungo e in largo una label che potesse sostenere al meglio le loro priorità, mostrano un coraggio che, in un panorama dove le conferme sono assai poche e le novità ancor più rare, trova ben pochi paragoni. “Eirwen”, da poco uscito per l'inglese Ravenheart, è composto infatti da ben due dischi: “Immaginario”, corredato dai brani già incisi per il demo omonimo del 2008 e nuove, bellissime canzoni dai testi rigorosamente in italiano, e “Imaginary”, la controparte inglese destinata a far breccia nei cuori di un pubblico prevalentemente anglofono (si tratta essenzialmente delle rivisitazioni dei pezzi più radiofonici del primo CD con l'aggiunta di alcuni inediti). La doppia anima dei Nostri è senza ombra di dubbio il valore aggiunto dell'opera: nel nostro paese nessuno ha mai pensato di imbastire un progetto dotato di simili potenzialità in ambito gothic e, senza disdegnare un tocco di campanilismo, da bravi italiani non possiamo che andarne fieri.

Complici di questa spiccata originalità sono innanzitutto le straordinarie doti compositive e interpretative di Barbara Schera Vanoli, voce soave e cullante e al tempo stesso autrice di liriche toccanti e ricche di sfumature, ma anche il lavoro dei compagni di squadra, abili nell'intessere trame sonore che non suonano mai troppo pesanti e, per questo motivo, si sposano benissimo con le atmosfere ariose degli archi e del pianoforte (e questo particolare, per chi vi scrive, è uno dei grandi meriti della band). Grazie a questa alchimia, i Dama sapranno catturarvi con la malinconia di “Alba”, con l'incanto di “Scatola Di Vetro (Oriente)”, il sinfonismo di “Regina D'inverno”, fino a travolgervi con il gothic rock chiaroscurale di “Ombre” e l'accattivante “Eliot”, emozionarvi con l'afflato femmineo di “Lei” e “Scarlet Thoughts In Room” e sorprendervi con una vecchia hit di Madonna (“Live To Tell”) trasformata per l'occasione in raffinato arabesco gotico.

Inutile, tuttavia, discutere di quali pezzi rappresentino al meglio la musica di “Eirwen”, poiché ogni brano è una piccola storia, un vortice di emozioni da assaporare nota per nota, parola per parola, sospiro per sospiro (ed è proprio qui che scatta nuovamente il paragone con lo storico album degli Evanescence, nel quale la voce di Amy Lee riusciva a dare vita ad ogni singolo frammento di musica)... Sì, perché i Dama ci raccontano di valzer al chiaro di luna, di mondi perduti tra il gelo del Nord e la sabbia dell'Oriente, di amori appassiti nel florilegio della primavera, di giochi di ombre e luci che si rincorrono nello spettacolo di un'eclisse e ci lasciano con il cuore palpitante davanti al chiarore accecante dell'alba... “Eirwen”, nella sua piccola grande ambizione, ha il pregio di creare un mondo a sé, dove le percezioni si fanno tenui e una sola, delicata lingua è conosciuta: quelle delle emozioni più pure ed intense.



CD 1 - Immaginario

01. Alba
02. Regina D'inverno
03. Scatola Di Vetro (Oriente)
04. Aprile
05. Seta
06. Lei
07. Ombre
08. Oltre Eclisse (feat. Jacopo Festa)

CD 2 - Imaginary

01. Eliot
02. Breaking Dawn
03. Your Winter
04. Live To Tell
05. Rainy Roads
06. Lost
07. Scarlet Thoughts In Room

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