Dirtyfake
TumorRow

2011, Mediafake/2000JD Records
Alternative Rock

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 21/06/11

L'idea di costruire un disco su una serie di giochi di parole (provate a dare un'occhiata alla tracklist e al titolo dell'album) è una mossa discografica quantomeno fantasiosa e in grado di attirare l'attenzione dell'ascoltatore più smaliziato. I capitolini Dirtyfake, dal canto loro, sembrano aver capito come far parlare di sé, e con fare spavaldo consegnano alle stampe il loro secondo full length, “TumorRow”, un autentico concentrato di sorprese. Non è un caso che i Nostri si siano avvalsi della collaborazione di ospiti di tutto rispetto per dare vita a quella che potremmo definire un'opera in grado di risvegliare anche gli animi degli alternative rockers più nostalgici ed assopiti. Tra i musicisti che hanno contribuito alla realizzazione dell'album spiccano infatti nomi come quelli di Raffaella Daino (Pivirama), Serena Pedullà (Madkin), Luca Cartolano (Aphorisma), Fabio Recchia e Madame Lingerie, artisti molto stimati tra gli amanti delle sonorità alternative made in Italy.

Ma passiamo al contenuto musicale di questo “TumorRow”; tra le influenze citate dalla band troviamo Slint, Karate, The God Machine, Radiohead, Nirvana, Cure e l'amalgama, per quanto ci riguarda, può considerarsi riuscito, poiché il quintetto riesce nella difficile impresa di plasmare un sound indiscutibilmente personale, ricco di sfumature e dettagli, senza mai scadere nel mero citazionismo.

A questo punto, tuttavia, diventa piuttosto difficile catalogare la musica dei Dirtyfake, costantemente in bilico tra episodi dall'attitudine irruente, quasi punk (vedi certe linee vocali “urlate” ad oipera del frontman Byron), e momenti più riflessivi che strizzano l'occhio a vari generi musicali partoriti nella terra d'Albione nei gloriosi anni 80. Non mancano infine i rimandi ai seminali Radiohead, una band molto affine all'estro e al coraggio di sperimentare insito nella ricetta sonora della formazione nostrana, sebbene vi sia ancora una certa distanza tra i Dirtyfake e il genio compositivo di Thom Yorke e soci.

Purtroppo, a causa dell'estrema eterogeneità dell'album, il rischio di disorientare l'ascoltatore è sempre in agguato, ma i Dirtyfake sanno ovviare al problema con una manciata di episodi veramente belli e accattivanti (su tutti “Hollywould”, “Plumfake”, “Myhisteric” e la lunga coda introspettiva di “Code:In”). Il resto del disco si attesta su livelli più che discreti e, per quanto manchino brani degni di essere tramandati ai posteri, “TumorRow” rimane pur sempre un disco che merita l'attenzione dei nostri lettori.



01. My Indiecation
02. Glampire
03. Hollywould
04. Plumfake
05. Alienation
06. Esc(ape)
07. Heaven’t
08. Myhisteric
09. Code:In

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