Behemoth
The Apostasy

2007, Regain Records
Death Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 02/04/09

Da molti anni a questa parte, quando si deve parlare dei Behemoth, si rischia sempre di ripetersi. La storia della band la conoscono tutti ormai: nati come un gruppo di giovanissimi blackster nei primi anni novanta, i nostri hanno progressivamente maturato una propria sensibilità artistica, che ha permesso a questi ragazzi un'evoluzione che ha dell'incredibile. Un cammino fatto di album mai banali, personali, che hanno messo in luce la creatività, la bravura e l'intelligenza del leader storico dei polacchi, Nergal, inanellando da Satanica in poi, capolavori che fanno gia parte della storia del death metal.

Ogni uscita discografica dei Behemoth ha sempre segnato un'epoca ben precisa nella storia della band, rappresentando di volta in volta una diversa sfaccettatura dell'universo Behemoth, dando la possibilità ai propri sostenitori di poter scegliere, a seconda del proprio umore, se imbattersi nella furia cieca, nella complessità, nella perfezione dell'esecuzione tecnica, o nell'epicità innata della musica di Nergal e soci. Dopo un disco come Demigod, acclamato al tempo come la summa di tutta una carriera, era difficile prevedere un'ulteriore maturazione della band, come era difficile immaginare l'ennesimo "step" che permettesse di identificare i Behemoth di oggi, del 2007, e non semplicemente quelli di tre anni fa, arricchiti da un meritato successo planetario, e da una pressione che avrebbe potuto schiacciare psicologicamente chiunque.

Sì, ma come è The Apostasy? Probabilmente vi state ponendo questa domanda da parecchio tempo, e forse siete gia corsi a vedere il voto in fondo alla pagina, ma anche alla vostra domanda bisogna, come al solito, ripetersi: The Apostasy è un capolavoro. E non sarà il tempo a decretarne la caratura, il valore del lavoro è gia sotto i nostri occhi, basta solo volerlo ammettere. The Apostasy testimonia di una maturità artistica che ormai ha raggiunto livelli di eccellenza, riuscendo ad esprimersi al meglio in poco meno di quaranta minuti, senza dover strafare, racchiudendo il tutto in un lotto di canzoni che non avrebbero potuto essere composte in modo differente. Un connubio ancor più florido di violenza ed epicità, The Apostasy è allo stesso tempo l'album più brutale e più evocativo dei Behemoth, in cui non si percepisce distintamente dove iniziano o dove finiscono queste due anime che contraddistinguono i nostri da sempre.

Un riffing sontuoso, diretto, sinuoso, inesorabile nell'esplodere in aperture epiche e mozzafiato, aiutato da una produzione ad hoc, che ne esalta la complessità e, perchè no, l'efficace semplicità di alcuni passaggi. E come se non bastasse, un trio di ottoni e ottime incursioni coristiche a enfatizzarne la maestosità, probabilmente i due elementi che spiccano maggiormente durante i primi ascolti. Sarebbe però troppo semplicistico attribuire tutta la carica emotiva di The Apostasy a questi nuovi accorgimenti, dal momento che Nergal, come affermato in sede d'intervista, si è concentrato principalmente nel donare uno "spirito" alle canzoni, e basterebbe ascoltare il ritornello di Kriegsphilosophie per rendersi conto del livello di compenetrazione tra violenza ed epicità raggiunto dai Behemoth al giorno d'oggi. Una scaletta senza punti deboli, che presenta dieci potenziali hit (la prima Rome 64 C.E. è un'intro) in grado di portare devastazioni in ogni dove, dai tempi forsennati di Slaying the Prophets Ov Isa (micidiale il cambio di velocità durante gli assoli sul finale di canzone), di Prometherion, di Pazuzu, che si abbatterà su di voi con la stessa forza del dio sumero protagonista del brano, o di Christgrinding Avenue, in cui viene omaggiata la strada verso il Golgota, alle melodie mediorientali di At the Left Hand Ov God o dal feeling corrosivo e moderno di brani come Be Without Fear, Libertheme, o Inner Sanctum, che vede la partecipazione di Warrel Dane (Nevermore). Impossibile stabilire la migliore o segnalarne una in particolare.

Come è inutile stare a sottolineare la prestazione tecnica dei nostri, sempre più stupefacente, con un Inferno che semplicemente supera se stesso (parole di Nergal...). Se non lo avete ancora capito, The Apostasy è il disco dell'anno in ambito estremo, che consolida la posizione dei Behemoth ai vertici del panorama metal degli ultimi anni. Avere pochi giorni di vita, e diventare immediatamente un classico da tramandare ai posteri.



Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool