Raised Fist
Veil Of Ignorance

2009, Burning Heart Records
Hardcore

Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 08/04/11

Articolo a cura di Antonio Callea

Mentre l'involucro di plastica viene dilaniato con avidità, un filo di fumo muore nel portacenere sul tavolino di marmo.
La casa vuota, l'alcool e qualche anno in più (o forse di troppo) iniziano a tirarmi brutti scherzi. Mai avuto paura di fare il salto, di entrare di testa, di buttare sul fuoco l'ennesimo pezzo di carne, eppure in quel disco si concentrano aspettative miracolose e la tensione cresce.
Non credo all'elisir di lunga vita, soprattutto nella musica, ma foraggio l'idea che l'ispirazione non abbia età, che la fiamma, quella che nutre pericolosamente l'incoscienza, possa ricomparire anche a distanza di anni, così, mentre della scialba birra industriale accarezza la mia gola, il disco viene inghiottito dallo stereo.


“Friends And Traitors” fa parte di un piano preciso, non si è scaraventati immediatamente nella bolgia, prima ci si leva la ruggine. Dopo aver letto la posologia, si attraversa la porta con "They Can't Keep Us Down", troppo classico e prevedibile per non rappresentare solo l'appetizer, ma hai preso coraggio e riaccendi la sigaretta che scoppietta minacciosa. “Wounds” porta nuove sonorità, una maturità che inizia a lottare con l'essere che hai appena risvegliato, quello per intenderci che pensavi di aver seppellito insieme alle “Doc” Martens scartavetrate.
Ora sei confuso ma probabilmente hai già capito che fa tutto parte del piano, “Afraid” ti colpisce con forza nello stomaco ma non fai in tempo a cadere a terra, “Slipping into Coma” sembra tenderti la mano, forse hai davvero capito tutto. "City of Cold” ha il piglio del ponte tra un genere ben definito ed un pianeta musicale che i Raised Fist non hanno mai smesso di attraversare senza riflettori.


Mentre la condensa scivola sul marmo ed il fumo vibra sulle casse, respiri con forza, la schiena dritta è quella di chi ha ritrovato un po' di orgoglio e “Volcano is Me” è immediatamente il tuo pezzo, la colonna sonora adatta. Il piano si realizza mentre tu dimentichi della sua esistenza, “Disbelief” e “My Last Day” sono sofferti frammenti di un diario che non avresti voluto leggere, è passata una marea di tempo, forse sei davvero più grigio e stanco.
"I Have to Pretend" quasi passa inosservata ed il tappo di un'altra bottiglia si ferma accanto all'accendino consumato.
“Words and Phrases” si rivela, hai aperto lo scrigno del tesoro, "Keeping It to Yourself", "Never Negotiate", qualche consiglio, poi la strumentale “Out” ti vomita nuovamente sul divano, nella stessa casa vuota dove un filo di fumo muore nel portacenere sul tavolino di marmo.


E’ superfluo dire che la voce straziata e sgraziata di Alexander "Alle" Hagman non lascia scampo, o è amore oppure non la sopporti per più di due minuti. Mai come in questo lavoro però, è chiaro il tentativo di proporre una linea Hardcore ancora più originale mescolando un'altra porzione di sano death svedese.





01.Friends And Traitors
02.They Can't Keep Us Down
03.Wounds
04.Afraid
05.Slipping Into Coma
06.City of Cold
07.Volcano Is Me
08.Disbelief
09.My Last Day
10.I Have to Pretend
11.Words and Phrases
12.Keeping It to Yourself
13.Never Negotiate
14.Out

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool