Within Temptation
The Unforgiving

2011, Sony GmBH
Gothic

I Within Temptation vanno veloci, veloci, veloci, veloci...
Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 24/03/11

Sono passati quattro anni dall’ultimo inciso degli olandesi Within TemptationThe Heart Of Everything”, un album in cui, alla piacevolezza di avere una versione perfezionata di “The Silent Force”, si contrapponeva l’urgenza di un’evoluzione di sound da parte della band olandese - nonché una massiccia dose di ispirazione di fondo - da proporre con decisione sulla prossima manifestazione discografica. Pena: la perdita di credibilità, la noia, la delusione di una lunga attesa spesa in vano su una band che, è bene ribadirlo, si avvicina ai 15 anni di storia, un traguardo tutt’altro che trascurabile se consideriamo anche il successo via via crescente dei Nostri. Bene, ora “The Unforgiving” è qui, tra le nostre mani, ed è il caso di scoprire se i Within Temptation hanno ancora qualcosa di significativo da dire alle nostre orecchie. Prendete la mia mano, si comincia!

WHY SHOULD IT NOT BE ME?

La prima novità che circonda questo quinto disco in studio (sesto se si considera anche l’EP “The Dance”) è che si tratta di un concept album. Non voglio però, in questa sede, parlare della storia di assassini che cacciano altri assassini governati dalla carismatica Mother Maiden, principalmente perché la trama alla base di “The Unforgiving” si dispiegherà in tutta la sua potenza in un fumetto che verrà pubblicato in svariati numeri nel corso di questo 2011; quello che mi preme rimarcare, invece, è proprio l’incapacità di raccontare la storia partendo da questo disco: la Den Adel, difatti, si dimostra un’abile tessitrice di testi, e lontana dal desiderio di raccontarci i personaggi attraverso le loro azioni o stucchevoli descrizioni circostanziali (elementi che, francamente, lasciano il tempo che trovano e sminuiscono tantissimo il valore artistico di un concept album), preferisce tratteggiare gli stati d’animo, i pensieri che governano le azioni e le emozioni che tali azioni suscitano. Il risultato è che, dal punto di vista lirico, questo album presenta comunque testi che possono descrivere efficacemente il nostro quotidiano, pur parlando di personaggi che, di ordinario, non hanno né fanno proprio nulla. Non che questa sia un’abilità inedita del sestetto olandese: innumerevoli lungo il corso della discografia dell’ultimo decennio dei Nostri, gli episodi che hanno presentato questa caratteristica (“Hand Of Sorrow”, “Jillian”, “The Truth Beneath The Rose”: tutte canzoni dall’ispirazione letteraria o cinematografica in cui è davvero difficile scorgere la fonte di ispirazione), ma fa piacere vederla permeare su un intero inciso di 55 minuti.

AND I GO FASTER AND FASTER AND FASTER AND FASTER…


Citare un verso che è già tormentone per i Within Temptation attuali mi aiuta ad introdurvi la caratteristica portante dell’intero lavoro: la velocità. E se credete che mi stia riferendo a “velocità” in termini di potenza di suono o numero di colpi sulla grancassa della batteria, vi sbagliate di grosso; certo, sono pienamente consapevole che su questo disco si ritrovano due delle canzoni più heavy mai partorite dalla band (il riffing incalzante e totalmente NWOBHM di “In The Middle Of The Night” ed il power metal hollywoodiano – ma totalmente privo della pacchianeria che appartiene a chi questo genere l’ha inventato – di “Iron”), ma non è questa la velocità a cui mi riferisco. Pesante, difatti, l’influenza synth pop anni ’80 negli scheletri melodici che sorreggono le composizioni di questo disco, ed il risultato di questa inedita influenza fa sì che le canzoni suonino in qualche modo più leggere, dirette: in poche parole, arrivano più velocemente al nostro cuore, scendono spedite verso i reni, e da lì ci spingono.

Per cui, ecco che si vola alti sulla progressione maestosa e perfetta di “Sinéad”, sul mid-tempo granitico di “Shot In The Dark” (due pietre miliari destinate a rimanere per sempre nella storia musicale dei Within Temptation), sull’incalzante bridge di “A Demon's Fate” o, perché no, sul primo singolo “Faster”, la cui assonanza con certe melodie appartenenti allo schema musicale di Ville Valo & soci ha fatto sì che i più maligni coniassero già il nomignolo di WithiM Temptation per denigrare questa nuova evoluzione sonora della band.

Orchestra e cori, tipici della female fronted (metal) gothic scene, sono presenti anche in questo lavoro, soprattutto a livello di arrangiamenti, ma l’impressione generale è che di loro si poteva fare tranquillamente a meno, tranne sulle ballad che, di fatto, sono l’unico elemento che ci ricorda i Within Temptation del “vecchio corso” (tra le tante, direi che è il caso di citare il coro di dolore su cui si muove la magistrale interpretazione autenticamente disperata della Den Andel in “Lost”, e la cadenza stentorea che governa l’epica conclusione di “Stairway To The Skies”).

Bene, abbiamo appurato che una svolta musicale c’è stata in questo “The Unforgiving” (per quanto essa sia funzionale e non geniale: perché gli anni’80 sono davvero dappertutto da un po’ di tempo a questa parte), ma a livello di ispirazione come siamo messi? Perché, parliamoci chiaro: l’altalenante qualità del songwriting è sempre stato il tallone d’Achille dei Within Temptation, l’unico elemento che continua a tenerli lontani dal parto di un nuovo capolavoro.

Purtroppo, anche in questo caso c’è una “Murder” dove la Den Adel fa di tutto per convincerci della bontà di un brano che vorrebbe essere sperimentale nelle intenzioni, ma decisamente raffazzonato negli esiti, poi una “Where Is The Edge” inevitabilmente rovinata da un ritornello privo di mordente (quando la strofa, di contro, è pregevole ed entusiasmante, anche e soprattutto nell’intreccio semplice ed ipnotico delle chitarre di Ruud Jolie) ed una “Fire And Ice” che, nonostante pregevoli turbolenze nello svolgimento, alla fine non ce la fa a staccarsi di dosso una certa stucchevolezza tipica di canzoni al concentrato di melassa Within Temptation style. Tuttavia, il livello altamente melodico del disco fa sì che tutte queste imperfezioni non arrivino a pesare eccessivamente sul risultato di un inciso che, a conti fatti, ha come unico vero difetto un artwork decisamente troppo lontano dall’immaginario dei Within Temptation e per questo motivo eccessivamente stridente al colpo d’occhio.

Una colata lavica di note intessute con incredibile maestria, ecco che cosa vi attende su “The Unforgiving”, e sebbene permanga un retrogusto amarognolo derivante dal non aver portato avanti sino in fondo l’interessante derivazione elettronica del sound, non si può comunque non lodare il coraggio di una band mainstream (perché è questo che sono i Within Temptation) di rimettersi in gioco dopo 15 anni di carriera. L’attesa, quindi, non è trascorsa in vano, e non c’è modo migliore di concludere la recensione di quest’opera discografica dicendovi che:

You will like it, I know (I Know, I know, I know!)



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