Marlowe
Fiumedinisi

2010, Seahorse Recordings
Alternative Rock

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 22/02/11

I siciliani Marlowe tornano a infuocare gli entusiasmi degli indie rockers più incalliti con il loro quarto studio album intitolato “Fiumedinisi”, il primo inciso per un etichetta discografica vera e propria, la lungimirante Seahorse Recordings. Per chi ancora non li conoscesse, i territori nei quali la band di Caltanissetta si muove appartengono allo shoegaze dei tempi che furono, al più moderno post rock e alla materia torbida che appartenne ai Cure e ancor prima ai Bauhaus e ai Joy Division. Non mancano, com'era lecito aspettarsi, i punti di riferimento all'interno della stessa scena indie italiana: gente come Amor Fou e Massimo Volume non è sicuramente nuova ad ispirazioni di questo genere, ma il sound dei Nostri mostra, senza troppi indugi, un'armoniosità non comune e uno spessore ben definito. Le loro melodie oscure e “vissute” secernono un liquido nero e salmastro che pian piano avvolge le membra, conquistandoci inesorabilmente. Una malinconia nella quale è piacevole e lecito annegare...

Tra pulsanti note di basso, chitarre ora liquide ora zanzarose (chi ha detto My Bloody Valentine?), fluttuano le oscure poesie del quartetto, come minuti e fragili fleurs du mal partoriti dalla società post-moderna (“Chiedi Al Buio”, “Dei Tuoi Miracoli”). Dove le atmosfere si fanno più rarefatte e intimiste, sorrette da una batteria calda ed avvolgente e dalla voce del cantante/chitarrista Salvo Ladduca, che sembra sussurrarci la sua inquietudine anziché vomitarcela in faccia come vorrebbe certa tradizione indie, non sono rari i momenti di pura emozione, talvolta avvolti in bellissimo crescendo di chitarra (vedi “2 Maggio”, la bellissima “In Fondo Alla Gola”, impreziosita dalle algide backing vocals di Angela Baraldi, “La Stanza Di Veronica”, con le sue passionali tastiere dal retrogusto ambient). Così, gli undici piccoli gioielli sonori contenuti in “Fiumedinisi” sgorgano dagli amplificatori in un notturno effluvio di spleen esistenziale ed immagini sfuggenti ed umbratili. Impossibile scorgere un singolo brano sottotono, un solo momento di esitazione. Chapeau.

I testi prevalentemente in italiano (se escludiamo la gradita parentesi anglofona di “The Last Day Swimming”) non dovrebbero dare adito a ghettizzazioni di sorta, poiché la fruibilità del prodotto è altissima e il carattere di questa musica è senza ombra di dubbio internazionale. Altrove avrebbero già gridato al miracolo, ma in Italia i Marlowe saranno probabilmente costretti a scontrarsi, come di consueto, con un pubblico poco ricettivo e un'organizzazione a dir poco latente, aggrappandosi alla speranza di riuscire almeno a conquistare un caloroso e devoto pubblico di nicchia. Resta, oltre ad un disco che possiamo tranquillamente annoverare tra le cose più belle partorite dalla scena alternative italiana negli ultimi anni, il vanto di potersi considerare tra i migliori esponenti di una realtà florida ma sottovalutata. I Nostri hanno tutto il diritto di farlo.





01. Chiedi Al Buio
02. Dei Tuoi Miracoli
03. Fino Alle Ossa
04. 2 Maggio
05. In Fondo Alla Gola
06. Devo Tutto Alla Notte
07. The Last Day Swimming
08. Christina
09. Dalla Terra
10. Di Fame, Di Madre
11. La Stanza Di Veronica

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