I momenti migliori sono proprio quelli più duri, nei quali i The New Black sfoggiano un buon affiatamento, buoni riff e cadenze da headbanging, con alcuni sprazzi thrash ottantiani. In questi aspetti "The King I Was" costituisce un ottimo esempio. Forse a contaminare il piacere del sano hard rock c'è una voce anche troppo stereotipata su registri da macho man: d'accordo che il genere è quello, ma in quest'aspetto manca del tutto il tentativo di uscire dal canone. "Downgrade" è probabilmente il brano più riuscito del lotto, riff compatti, buona melodia e una certa varietà: si spazia sempre in territori heavy, con una carica che non è tanto violenza quanto machismo rock da Harley Davidson.
A tratti però, bisogna dirlo,si fa sentire la sensazione di sentire canzoni un po' troppo legate ai soliti cliché e con un mordente incerto. Tocca il fondo in questo senso "Happy Zombies" che, non ce ne vogliano i Nostri, sembra una cover insipida di un pezzo dei Nickelback (il che è tutto dire). "Into Modesty" è un'altro pezzo che deficita di creatività, ed è lo spettro di Bon Jovi ad aleggiare in questo caso. L'alchimia migliore fra i pezzi a vocazione più melodica la raggiunge "Batteries And Rust", che oscilla fra adrenalina e valide linee vocali. E poi si chiude in bellezza con "Sun Cries Moon", fra un'introduzione che ricorda i Kyuss e un seguito che pesca dai Pantera.
In definiva abbiamo un disco sicuramente non eccezionale, a tratti godibile, ma con un nutrito numero di brani incolori. Adatto agli affezionati del genere.