Melody Fall
Into The Flesh

2010, Universal
Pop Rock

Recensione di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 10/01/11

Una volta un mio saggio amico pronunciò queste parole: "puoi anche farcire un cappuccino come una torta, ma resta pur sempre un cappuccino"; questo per dire che quanto venga aggiunto a uno scheletro esile non può nascondere le mancanze di fondo. Nel caso dei Melody Fall e del loro ultimo "Into The Flesh" di 'farciture' non ne mancano affatto: si parte con una melensa introduzione di pianoforte per poi incontrare nel corso del cd elementi che passano dall'hardcore a breakdown metal, passando per lo stoner rock e altro ancora, il tutto con la costante ricerca del ritornello facile. Ricerca che frutti memorabili non ne dà, anzi, purtroppo l'impressione è che si tratti di un disco volutamente ovvio e un po' (tanto) paraculo. La sensazione è che i Melody Fall abbiano cercato di aggiungere valore alla loro musica giocando più sul contorno che non sulle idee di base, che sono piuttosto innocue. L'operazione, anche se ben confezionata e supportata da una grossa etichetta, è destinata a scontentare quasi tutti. Manca innazitutto un brano che sia veramente accattivante e sono troppe le contaminazioni fine a se stesse.

Possiamo prendere a modello il brano "Revolution": fra elettronica dal gusto commerciale, tempi a filastrocca che intervallano poderose schitarrate otteniamo in fin dei conti solo un risultato privo di coerenza interna, un gelato "tutti frutti" decisamente indigesto. Alla fine si apprezzano maggiormente le cose più ovvie, ma che, perlomeno posseggono un'idea di fondo unitaria, come il power pop romantico di "Beautiful (Ode On A Modern Urn)".

Sempre tenendo conto che parliamo di musica che vede nel pubblico più giovane il proprio target di mercato, si resta comunque perplessi dal fatto che il disco cerchi con ostinazione arrangiamenti che arricchiscano la sua anima pop punk ottenendo gli esiti più improbabili. D'altro canto si nota con piacere la cura di aver ben suonato e ben prodotto ogni canzone, il disco per qualcuno potrà anche non risultare spiacevole per tali ragioni. Sempre che piaccia il timbro vocale (pre)adolescenziale e la ruffianeria tipica del genere in questione.



01. Welcome To
02. Holy Wood
03. Tonight
04. I'm Not
05. Apricot Marmelade
06. N.K. (Nikel)
07. K.I.S.
08. Trust (Between Human Beings)
09. Revolution
10. Frankie's Dead
11. Sir Rodney
12. Beautiful (Ode On A Modern Urn)
13. It Can't Be Over

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