Ministri
Fuori

2010, Universal Music
Rock

I Ministri mantengono le promesse ed escono "Fuori".
Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 18/12/10

Tralasciamo abilmente il fatto che il terzo inciso in studio dei milanesi Ministri s’intitoli esattamente come il terzo inciso in studio dei milanesi Finley (quando si dicono le coincidenze cosmiche), possiamo facilmente cominciare a disquisire di questo “Fuori” avvertendo immediatamente una certa raffinatezza di suono raggiunta dal power trio meneghino.

Si avverte subito sul primo singolo, nonché incipit del disco, “Il Sole (è importante che non ci sia)”, dove la cadenza di un Agnelli ferale viene stemperata in un ritornello dal grandissimo respiro melodico, o che “Gli alberi” possiede il tipico tocco di tastiera dei Killers, e che ci sono power ballad semi-acustiche dal delizioso sapore emo che ci attendono su “Vestirai Male” e “Due Dita Nel Cuore”. Al di là di questo, c’è molta altra carne al fuoco su quest’opera, si arriva persino ad osare costruire una canzone basata su un loop techno in “Tutta Roba Nostra”, salvo poi smentire tutto questo modernismo e buttarsi in una certa atmosfera cantautorale italiana ‘60s, che ricorda tanto gli ultimi Amor Fou, nell’immediatamente successiva “La Città Senza Fiumi”, per non parlare di divagazioni Bluvertighiane nella contemplazione fredda e catartica che c’è nel chirurgico, e struggente, pianoforte contenuto nel piccolo capolavoro che risponde al nome di “La Petroliera” (per chi scrive, il punto più alto del lavoro).

Ora, vedendo il quantitativo imponente di nomi e paragoni che ho scritto nel capoverso precedente, potreste arrivare ad ipotizzare che il disco pecchi di personalità; fa piacere affermare che, fortunatamente, non è così, e tutto grazie ad un quid non indifferente che i Ministri da sempre possiedono: l’energia. L’energia non è un fattore facilmente spiegabile, ma per questi tre ragazzi si manifesta perfettamente nel tono unicamente graffiante del loro singer Davide Auteliano, una vera forza della natura in grado di fare la differenza nell’elenco in crescendo sempre più incazzato ed incontrollato di “Noi Fuori”, piuttosto che nell’urlo prorompente ed imperativo sul ritornello di “Due Dita Nel Cuore”. Poi, c’è energia in un quadro musicale tendente al grigio (l’artwork è decisamente esplicativo, in questo senso)  grazie a liriche malinconiche e meravigliosamente costruite, in grado di conferire grandi e potenti messaggi con poche, semplici, parole, e questa è decisamente una dote rara (giusto per fare tre esempi di versi che ho amato immediatamente, vorrei citare: “Cacciati due dita nel cuore / E vomita!”, “E chi lo sa poi com’è fatto il petrolio / Non era forse meglio darsi un contegno? / Ma tutti amano l’odore di benzina / Alla mattina”, “Le città senza fiumi / Non hanno ancora capito / Perché sono lì”). Infine, c’è energia in una produzione dove il mastodontico budget di una major viene sapientemente investito a rendere ogni inserto elettronico semplicemente galvanizzante, senza nascondere (troppo) eventuali lacune di songwriting.

Già, songwriting debole… Vedete, il difetto che ho rilevato in questo lavoro è semplicemente tutto lì, ovvero una scarsa durabilità sul lungo periodo; lungi dall’essere un lavoro banale, quest’opera allo stesso modo non riesce ad essere memorabile, come se i ragazzi si siano limitati in qualche modo, mostrando una sorta di demo di quali capacità compositive potranno raggiungere in un prossimo futuro, lasciando il carico di aspettativa solo parzialmente appagato. La bontà della proposta rimane comunque indubbia, tanto che alla band si perdona il piccolo scivolone del classico paio di pezzi indigesti (“Mangio La Terra” che non aggiunge nulla di nuovo rispetto a quanto detto nelle canzoni precedenti, e “Che Cosa Ti Manca” che serve solo ad introdurre un mood assai meglio sviluppato nella successiva, e conclusiva, “Vorrei Vederti Soffrire”).

Insomma, non si può che concludere l’analisi di questo disco confermando con piacere che i Ministri, da solida promessa del nuovo panorama rock italiano, sono oramai ben avviati nel concretizzarsi in un’estremamente solida realtà, tutto al modico prezzo di un poco di quella vena più ruvidamente rock che caratterizzava la formazione agli esordi. Se il “compromesso” non vi pare troppo scandaloso, “Fuori” è fuori che vi aspetta, nei negozi di dischi.



Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool