Peter Frampton
Thank You Mr. Churchill

2010, Universal Music
Rock

Recensione di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 10/11/10

Peter Frampton ha legato il suo nome a quello che fu il disco live più venduto che la storia allora avesse conosciuto, ovvero "Frampton Comes Alive!": oltre 15 milioni di copie. Teen idol, belloccio e con un talento chitarristico notevole, Frampton vanta almeno un paio di canzoni che hanno lasciato il segno, una su tutte "Do You Feel Like We Do?". Era il 1976. Svariati anni dopo la fama di Frampton, in Italia perlomeno, è quasi più legata alla sua partecipazione ad una puntata dei "Simpson" che non alla sua carriera musicale. In effetti non si può dire che come artista sia mai stato particolarmente avanti: la sua vena di rocker si esprime al meglio nelle sue performance dal vivo che non in quelle compositive. Il colpo grosso di "Frampton Comes Alive" ne è una brillante prova. Mentre del fatto che il Nostro non fosse particolarmente avanti ne abbiamo un' ulteriore conferma con il suo ultimo "Thank You Mr. Churchill".

Album avaro di sorprese, popolato da validi motivetti a presa facile per gli appassionati del blando hard rock fermo a metà anni '70, ma anche due o tre pezzi degni di nota. Frampton si conferma chitarrista di tutto rispetto, con un mestiere consolidato dagli anni che ammortizza eccessive cadute di stile. A mancare, però, saranno soprattutto dei brani che si possano dire di vero spessore. La titletrack apre con un ringraziamento del chitarrista al presidente Churchill per aver posto le condizioni favorevoli al ritorno del padre di Frampton sano e salvo alla terra natale, durante la Seconda Guerra Modiale; musicalmente si tratta di un pezzo che offre come riff-madre quello che potrebbe essere degno, al più, di quelli che accompagnano i menù di guitar hero; non manca poi un valido assolo, ma nulla che basti a giustificare l'ascolto. Dà un po' più di carica la seguente "Solution", per quanto possa ricordare un pezzo qualunque dei Kiss. Quindi segue l'AOR di "Road to the sun", primo pezzo che che può dirsi riuscito: buona melodia, assoli sferzanti e tutto quello che il genere richiede per farsi ascoltare volentieri. Vale lo stesso discorso anche per "I'm Due A You". L'idea data da questi primi pezzi, riproduce grossomodo ciò che possiamo aspettarci da questo disco, cui aggiungiamo due gustose varianti. In primo luogo "La Suite Liberte", divisa in due parti: una jazzy e l'altra marcatamente blues; in questo episodio strumentale Frampton tesse atmosferici arpeggi seguendo con naturalezza il proprio gusto chitarristico, se ne apprezza, quindi, l'autenticità che purtoppo manca ai pezzi più "hard" (o supposti tali). A riuscire, però, dove le altre canzoni risultano un po' innoque è il riffone di "I Want It Back": un incedere che induce a molleggiarsi, alla maniera del funky-rock dei Living Colour.

Giunti alla valutazione finale Frampton strappa la sufficienza con questo album di certo non malvagio, che però resta rivolto principalmente al pubblico del vecchio hard rock melodico. Per quanti, invece, si fossero persi la gloria dei tempi andati di "Frampton Comes Alive!", l'avervi ricordato del buon Peter potrà forse essere lo stimolo per rispolverare un vecchio classico.



01. Thank You Mr. Churchill
02. Solution
03. Road To The Sun
04. I'm Due A You
05. Vaudeville Nanna And The Banjolele
06. Asleep At The Wheel
07. Suite Liberte
08. Restraint
09. I Want It Back
10. Invisible Man
11. Black Ice

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