Opeth
In Live Concert At The Royal Albert Hall

2010, Roadrunner Records
Death Metal

Teatro bellissimo, ricorrenza importante, concerto superlativo. Signori: gli Opeth!
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 27/09/10

Live celebrativo per gli Opeth, giunti nel 2010 al prestigioso traguardo dei venti anni di attività. Una carriera fatta di successi continui e dischi clamorosi, che ha portato i nostri a diventare vere e proprie star del metal odierno, con consensi di pubblico che paiono non avere limiti, crescendo di album in album. Come lo stesso Mikael Åkerfeldt ha ammesso nell'intervista all'interno dell'opera, c'era bisogno di fare qualcosa di eccezionale per celebrare una così importante ricorrenza... Anche se la prima idea era quella di ritrovarsi in un pub con amici e suonare un paio di canzoni, un piccolo tour in vecchi e bellissimi teatri, con DVD annesso, è sicuramente qualcosa di più gratificante e consono, sia per la band, che per i numerosissimi fans degli svedesi.

Eccoci dunque tra le mani il “In Live Concert At The Royal Albert Hall” (il titolo completo ve lo risparmiamo), registrato il 5 aprile 2010 a Londra in una venue prestigiosissima, in cui hanno suonato formazioni come Emerson Lake And Palmer, Cream e Deep Purple, omaggiati dagli Opeth con una cover praticamente uguale al famoso “Concerto for Group and Orchestra”. Teatro bellissimo, ricorrenza importante, concerto superlativo. Potremmo descrivere così il nuovo live degli svedesi, ormai una sicurezza in fatto di resa dal vivo, praticamente perfetti per tutta la (lunga) durata dell'esibizione. Una perfezione che si estende anche nella resa sonora e video della serata, con immagini dall'altissima qualità, dal suono pieno e definito e con una regia sempre pronta a evidenziare i vari passaggi più impegnativi di ogni membro, puntuale, dinamica ed estremamente professionale. Insomma trattandosi di Opeth non poteva essere altrimenti, davvero un prodotto esemplare.

Mi sembra inutile stare a sottolineare la bellezza dei brani proposti, la scaletta parla chiaro; la prima metà del concerto è stata dedicata a “Blackwater Park”, eseguito interamente e quasi senza pause tra un pezzo e l'altro. Sul perché la scelta sia caduta sul quinto album in carriera possiamo avanzare l'ipotesi che fu proprio “Blackwater Park” a dare il via al vero successo commerciale e di pubblico, a segnare in qualche modo la carriera degli Opeth, portandoli da un pubblico di nicchia, a una platea più composita. Sicuramente un disco amatissimo dai fan, probabilmente non il migliore, ma un valido esempio della commistione death metal e prog che caratterizza la musica dei nostri. La seconda metà spiega cosa gli Opeth intendevano per “Evolution XX – An Opeth Anthology” (frase che campeggia sulla copertina), ovvero presentare una canzone da ogni album rigorosamente in ordine cronologico, partendo dal lontano e affascinante “Orchid” (1995), sino all'ultimo “Watershed” (2008), saltando ovviamente "Blackwater Park". L'evoluzione del sound è palese e sorprendente, tanto che anche i fan di vecchia data ormai avvezzi non potranno che rimanere stupiti, data la sequenza di perle che la band propone senza la minima sbavatura, facendo però registrare (in modo abbastanza evidente) la lenta flessione creativa della formazione, con gli estratti della parte centrale della carriera semplicemente insuperabili.

Quasi tre ore di musica a cui va aggiunta la consueta intervista ad Åkerfeldt e un bel documentario sul tour. Ora, scorrendo la lunga lista di pubblicazioni degli Opeth, i DVD in commercio sono ormai tre... Quale scegliere? Si può fare una classifica? Dunque, possiamo dire che “In Live Concert At The Royal Albert Hall” è un'opera che merita l'acquisto, sicuramente il live più completo nella discografia degli svedesi e probabilmente il più sentito, vista la splendida edizione limitata in quattro vinili (disponibile oltre alla versione in esame e all'edizione solo su CD). Quindi un “must” per ogni fan che si rispetti e una ghiotta occasione per i sostenitori più recenti di farsi un'idea completa su tutta la discografia degli Opeth, con l'obbligo morale di completarla il più presto possibile.



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