Inner Shrine
Mediceo

2010, My Funeral Records
Gothic

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 11/08/10

Dopo aver dato alla luce, a cavallo tra gli ultimi anni '90 ed i primi anni del nuovo millennio, tre capitoli di discreto interesse, sebbene tutt'altro che essenziali per la scena gothic metal italiana, i fiorentini Inner Shrine ci riprovano. Testi in latino ed atmosfere solenni, quasi esoteriche, devote alla tradizione operistica del nostro paese, hanno sancito la fortuna della trilogia alchemica del duo composto da Luca Liotti (chitarra, synth, piano e voce) e Leonardo Moretti (basso e voce), che oggi si ripresenta con un nuovo disco, “Mediceo”, un sentito omaggio alla città di Firenze ed al suo glorioso patrimonio storico-culturale.

Gli elementi caratteristici della musica dei Nostri sono essenzialmente immutati: la voce della soprano Cecilia Boninsegni continua a fare da collante tra le varie composizioni, che in questo caso poggiano maggiormente sui movimenti ariosi del synth e sui romantici ricami del pianoforte, a discapito di una componente metal costantemente relegata in secondo piano. È proprio questo aspetto del disco la causa della mia più grande perplessità: i volumi del disco sono stati modulati pessimamente, tant'è che risulta quasi impossibile distinguere i suoni di chitarra, basso e batteria, sebbene questi continuino a comparire nei brani degli Inner Shrine con l'assurda pretesa di imbastire una fatiscente sessione ritmica. La produzione di “Mediceo”, considerando il genere del quale i Nostri hanno deciso di farsi portavoce, è semplicemente inaccettabile: gli Inner Shrine di oggi non suonano affatto come una band giunta alla pubblicazione del quarto full length, ma, piuttosto, come una brutta copia dei Therion di qualche anno fa alle prese con il primo demo amatoriale.

Con una resa sonora così scadente non si può certo avere la presunzione di competere nell'attuale panorama gotico o sinfonico che dir si voglia: le composizioni sono monotone, scontate, prive di nerbo e, tanto per concludere l'opera in bellezza, i suoni del sintetizzatore sono fin troppo artificiosi e non fanno altro che rovinare quei rari momenti che potrebbero salvarsi da questo fastidioso marasma pseudo-barocco. Forse per gli Inner Shrine è giunto il momento di andare a ripassarsi l'abc di quel genere musicale che, nonostante la mancanza di mezzi ed idee, si ostinano a voler suonare...



01. Fatum Johanni
02. Confutatis
03. L'elettrice Palatina
04. Cum Gloria
05. The Green Room
06. Il Magnifico
07. Enea
08. Odissea

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