Autumnal
Grey Universe

2006, Xtreem Music
Doom

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 15/07/10

Grey Universe” rappresenta il debutto sulla lunga distanza per gli Autumnal, formazione spagnola attiva dal 1998, ancora poco conosciuta fuori dai confini nazionali e dedita, come tale monicker ed i titoli delle varie tracce del disco lasciano fin troppo facilmente presumere, ad un gothic doom metal di vecchio stampo, figlio della tradizione albionica dei primi anni 90 (Anathema, My Dying Bride, Paradise Lost… i soliti nomi, insomma). Fatte le dovute premesse, potrei concludere qui la recensione poiché, come tutti purtroppo sappiamo, sono in molte le band prive di personalità che oggigiorno infestano questa scena musicale facendola cadere nel più triste anonimato, ma sarei alquanto ingiusto nei confronti di cinque ragazzi che a torto sono stati relegati nella penombra, pur possedendo delle piccole qualità per potersi fare apprezzare, se non da un'ampia fetta di pubblico, almeno dagli ancor numerosi fan delle atmosfere più plumbee e decadenti e delle liriche più introspettive trasposte in musica.

Il primo asso nella manica che gli Autumnal possono sfoderare è il vocalist Javier De Pablo, in grado di irrompere sugli strumenti con una prestazione brillante e passionale (tra l’altro sempre accompagnata da un timbro distinguibile e personale che rifugge i soliti paragoni) dalla quale emerge un profondo sconforto esistenziale, pur non ancora comparabile a quello insito nelle opere dei maestri ispiratori. Alle riuscite e comunque frequenti parti in growl, continuo però a preferire il buon Javier nel cantato pulito, forse l’espressione più consona a supportare le ritmiche mai troppo estreme ricreate dai compagni di squadra ed in grado di pilotare il suond della band iberica verso lidi di memoria progressiva (si vedano, a proposito, anche i numerosi cambi di tempo, poco usuali nel doom più classico). In secondo luogo, gli Autumnal possono vantare di un buon uso del violoncello da parte di Maria Ingelmo, la quale avvicina il combo spagnolo a molte altre band che, facendo tesoro della lezione di un certo Martin Powell (ex My Dying Bride, ex Cradle Of Filth, Cryptal Darkness), hanno trasformato gli strumenti ad arco in un elemento peculiare del doom metal. Così, i lunghi singhiozzi del violoncello, sposandosi perfettamente con soffusi arpeggi di chitarra e lontani e spettrali bassi, tingono di romantico languore le trame sonore dei sei brani in scaletta, tutti assestati su durate mediamente lunghe.

Ci sono ancora parecchi aspetti da rivedere (produzione e modulazione dei volumi della chitarra ritmica e del violoncello in primis), ma il terreno sul quale questo ancor fragile fiore sta crescendo (anche se, al momento, le attività della band sembrano essere state sospese), causa appiattimento generale della qualità delle release, è quasi privo di concorrenza. Con il giusto e necessario lavoro di cesello, non tarderà a dare i suoi frutti: se son rose, fioriranno…



01. As Soon As You Die, Kill Me
02. There Is Only One Season
03. It Lays Over The Leaves
04. You Left It, But There’s No End
05. Cemetery Of Screams
06. Today, Tonight

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