Enil La Fam
Midst

2010, Autoproduzione
Alternative Rock

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 15/06/10

Il rock a stelle e strisce deve aver accompagnato gli ascolti di questi Enil La Fam per diversi anni. Prendete le sonorità che hanno reso famosi i Creed (ma anche i cugini d'oltremanica Bush), i primi Nickelback, i Soundgarden ed aggiungetevi un pizzico di punk rock e System Of A Down: il risultato si avvicinerà vistosamente alla proposta di questa formazione nostrana, giunta con “Midst” alla pubblicazione dell'album d'esordio. Nulla da spartire con la tradizione rock italiana, insomma...

Il progetto nasce nel 2007 dall'incontro di quattro giovani ragazzi che decidono di dar vita ad un sound che li possa distinguere nell'affollato panorama delle band emergenti, dopo anni dedicati ad altri gruppi e ad altri suoni. I Nostri sembrano non voler lasciare nulla al caso; si presentano infatti con un'elegante confezione digipack in bianco e nero dai riflessi argentati corredata da un booklet progettato in maniera professionale. Le dieci tracce che compongono il disco affrontano tematiche adulte ed attuali, con un occhio di riguardo per i sentimenti legati alla quotidianità di ogni individuo e l'ambiguità delle dinamiche che regolano i rapporti umani. E la musica, vi starete probabilmente chiedendo, è altrettanto matura?

Procediamo con ordine. Gli Enil La Fam tradiscono sin da subito una chiara inclinazione mainstream, andando più e più volte a cercare il ritornello vincente, tra una chitarra distorta ed un basso psichedelico di derivazione grunge. Non che questo sia un difetto, anzi, il coraggio dei Nostri è lodevole; non è da tutti tentare di far convivere nello stesso brano melodie orecchiabili e sonorità apparentemente oscure e dissonanti, cariche di tensione. Qua e là emergono alcune trovate originali, che fanno dimenticare le influenze sopraccitate (altrimenti sempre presenti), come i synth ed i controcanti femminili di “Sick”, oppure i chiaroscurali arrangiamenti per pianoforte di “Cycle”. Merita una menzione particolare il terzetto iniziale, trainato da riff che lasciano il segno e linee vocali sufficientemente varie, che riesce nell'intento di coinvolgere l'ascoltatore con la sua carica alternative rock. Peccato che la stessa formula venga noiosamente ripetuta fino all'ultimo pezzo in scaletta, consegnandoci il ritratto di una band che tende a mostrare la corda dopo aver giocato i propri assi migliori. L'anello debole sembra essere proprio la voce di Nicola Belvedere, che in futuro dovrebbe cercare di gestire al meglio i propri registri espressivi per salvare gli Enil La Fam da una rovinosa caduta. Inoltre i Nostri dovrebbero mirare ad un compromesso più convincente; i brani di “Midst” sembrano perdersi tra tentazioni easy listening ed una attitudine palesemente alternativa, che in più di un'occasione convivono in maniera piuttosto forzata.

Gli Enil La Fam restano in ogni caso un prodotto dal chiaro spessore artistico, se consideriamo che tante band italiane ed internazionali firmano contratti di una certa importanza pur continuando a sguazzare in un mare di mediocrità e citazionismo. I margini di miglioramento sono ampi... Non resta che mettersi al lavoro!



Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool