Pro-Pain
Absolute Power

2010, AFM Records
Metalcore

Recensione di - Pubblicata in data: 11/06/10

Questa recensione  potrebbe iniziare con un: "C’era una volta una band di nome Pro-Pain, ligi metallari prestati all’hardcore, che in tanti anni di onorata carriera hanno riempito le orecchie di tantissimi fan con colate di Cro Mags e Agnostic Front senza azzeccare una canzone alla “My Mistake” o “Victim In Pain”." Ma non se lo meritano proprio, questi dinosauri del rozzo core.

Alla veneranda età (artistica) di diciannove anni (anno più, anno meno), "Absolute Power" porta i Pro-Pain a varcare la soglia, già labile, che li collocava tra i pionieri del metalcore di vecchia scuola, questo perché, ascoltando per intero l’album, si ha l’impressione che ormai i nostri abbiano metabolizzato tutto il metal degli anni ottanta e novanta, riproponendolo, intervallandolo ogni tanto, da pezzi più consoni al loro vecchio repertorio, accelerando quindi i tempi e mischiando cantati brutali con melodie a rotta di collo.

Proprio l’iniziale “Unrestrained” è un assalto che ricorda il gruppo di Roger Miret all’epoca di One Voice, mentre la successiva “Destroy the enemy” si avvicina ai Sepultura di Chaos A.D., tra l’altro paragone che ritorna frequente anche nel proseguo dell’opera. I Pro-Pain gli strumenti li sanno suonare, ma si fanno preferire quando spronano a correre la batteria e lasciano volare le dita sulla chitarra come nella brutale “Stand my ground”, d’impatto quanto un live set degli Hatebreed. Gary Meskil compie un buon lavoro di ricerca melodica utilizzando le sue corde vocali uscendo dal solito stereotipo della voce monocorde, trappola (o limite?) di tanti gruppi di rock pesante. “AWOL” gioca con un’ attitudine tipicamente hardcore, non a caso si evidenzia come la canzone che spicca maggiormente di questo Absolute Power, la più legata a quello che dovrebbe essere il pane per i denti dei nostri newyorkesi.

In definitiva non si vuole discutere su un disco fallimentare, ma su una band che forse è troppo legata a stilemi triti e ritriti di un metal che non c’è più, giurassico e patologicamente pomposo. Come si suol dire, a ognuno il proprio lavoro, ma voi Pro-Pain non potevate continuare a fare il vostro? Togliete la museruola al mastino, perché quando vuole fa ancora tanto male, “Divided We Stand”  è la bestemmia sonora nella Bibbia di qualche smidollato indie fan, puzza ed emana scorie di Metallica e thrash metal, ma ha il suo perché. Diciamo che se questo "Absolute Power" fosse stato filtrato con un mestolino al pari di una spremuta d’arancia, da bere non sarebbe rimasto poi molto. Pro-Pain troppo stanchi e convenzionali per essere veri. The end (?)



01.Unrestrained

02.Destroy The Enemy

03.Stand My Ground

04.Road To Nowhere

05.AWOL

06.Hell On Earth

07.Divided We Stand

08.Gone Rogue (I Apologize)

09.Rise Of The Antichrist

10.Hate Coalition

 

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool