The Irrepressibles
Nude

2013, Cooperative Music
Indie

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 04/02/13

Nel 2010, l’ensemble sinfonico inglese The Irrepressibles, guidato dal carismatico Jamie McDermott, fece fortemente parlare di sé con l’esordio “Mirror Mirror”. Grossi nomi furono tirati in ballo all’epoca, tra cui quello di Antony And The Johnsons, per la tematica omosessuale, certo, ma anche per la stesso, caparbio, intento di voler emozionare a tutti i costi l’ascoltatore attraverso un chamber pop minimale eppure intenso, per non tacere del falsetto di McDermott che, seppure neanche lontanamente paragonabile all’unicità del buon Antony, era ed è decisamente cosa non comune.

Oggi, è tempo di importanti riconferme con “Nude”, e la band decide di alzare la posta in gioco arricchendo la propria musica non solo di un senso più crepuscolare e decadente, ma anche perfezionando ulteriormente l’algida estetica alla Calvin Klein in un quadro sonoro venato di perturbata, seppure mai invasiva, elettronica. E’ come essere invitati ad un tè in cui si cercano di compiacere in ogni modo possibile tre grandi ospiti d’onore che rispondono al nome di Hurts, Patrick Wolf ed Antony Hegarty – ovviamente. E questi ospiti di certo non se ne possono andare insoddisfatti dalla festa, non con un sottofondo musicale come il minuetto drammatico di “To Be”, o con l’ossessività circolare di una “Tears Of A Clown”, o il tremolio crepuscolare della totalizzante messa a nudo dell’artista in “Pale Sweet Healing”, fino ad arrivare al capolavoro del disco, quella “Two Men In Love” dove ci viene narrata con disarmante onestà e perfetta enfasi sonora la storia di un amore (gay): dalla paura e timidezza della nascita di questo potente sentimento su un tappeto di piano e sussurrati dubbi, fino all’esplosione orgogliosa della più deflagrante delle dichiarazioni su un vento di archi in trionfo, per arrivare anche a pagare le conseguenze di parole mai semplici e sempre importanti su un sintetizzatore urticante. Diamine, Patrick Wolf non può nemmeno dirsi risento anche se messo di fronte al plagio spudorato di intonazione e metrica da parte di McDermott nella conclusiva “Ship”, non con musica sì ben fatta a rendere prezioso omaggio!

Certo, magari di queste esplosioni di archi come ne troviamo su “Two Men In Love” ce ne servivano di più, e di malinconica wave forse era meglio riempire più di una struttura melodica, e non limitarsi a quella di “New World” e poco altro. “Nude”, difatti, è un album che prosegue per lo più quieto, senza alzare mai troppo la voce, lento ed implacabile come la più terribile delle acque chete, quelle che – è risaputo – sono però destinate a far crollare i ponti. Potreste trovarvi infastiditi di fronte all’abbondante emotività di questa realtà musicale che procede spedita lungo la via della consolidazione, non lo escluso. E lo sarete di certo se fate parte di quelle classi di ascoltatori che costruiscono numerosi e spessi muri in difesa del potere penetrante del suono (e qui, piccola parentesi, avete persino un alibi in più, visto che l’onnipresente tematica gay fa sì che gli omofobi abbiano pesanti impalcature per i loro indici stupidamente accusatori). Dovesse, però, essere questo il caso, io fossi in voi ne approfitterei e mi metterei in attento e concentrato ascolto dei The Irrepressibles, per guarire da una brutta quanto fastidiosa malattia. 




01. Time Passing
02. Pale Sweet Healing
03. New World
04. Tears Prelude
05. Two Men In Love
06. To Be
07. Arrow
08. Tears Of A Clown
09. The Opening
10. Ship

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool