Sarà che un’apertura synth rock fatta bene come nel caso di “L’Aura” è un meraviglioso biglietto da visita che predispone felicemente all’ascolto, sarà che l’effetto “WOW Tour” diluito in un sontuoso album di 16 tracce, piuttosto che concentrato in un EP di 5 canzoni, è meno molesto, ma in linea generale ci si approccia all’ascolto del primo vero e proprio disco solista di Omid Jazi con positività. Per i più distratti, ricordiamo che il polistrumentista modenese è stato per anni, insieme a Nevruz Joku, nel duo Water In The face, per poi essere ancora più notato come quarto uomo nell’ultimo tour dei Verdena a fare quello che gli riesce meglio: il polistrumentista di estro, per l’appunto. Nato con intenti di psichedelia e tramite artistico in cui esprimere tutto il proprio flusso di coscienza interiore, “Onde Alfa” è un disco in bilico tra uno spirito elettronico piuttosto stravagante dotato, però, di occhi fissi verso una certa wave di stampo teutonico (“Kreuzberg”, in questo senso, è un omaggio spudorato), ed una certa inventiva alternative rock figlia di band di impulso come, per l’appunto, i Verdena già citati, smorzati, però, da tonalità più pastello ed atmosfere “hip”.
Ahinoi, “Onde Alfa” è anche inciso che, sin troppo presto, non fa che confermare i limiti già evidenziati sullo scorso EP “Lenea” (qui travasato nella sua totalità), ovvero una certa predisposizione alla filastrocca elementare ed alienante in sede melodica, abbinata spesso anche a liriche che, più che flussi di turbolenza artistica alla Joyce, soffrono spesso di fastidiose banalità (“Tu mi piaci / Sei l’unica che crede in me / Tu mi appaghi / Ma amo lei più di te” da “Pensiero Magico”, Riccardo Fogli ringrazia sentitamente per l’effetto revival) se non, ed è ancora peggio, di grotteschi sensi di parodia (“Non Ti Capisco: prima mi cerchi poi mi lasci all’asciutto / Mi stai portando lentamente all’esaurimento / Al centro delle mie psicosi” da “Indaco”, e Battiato alza perplesso il sopracciglio). A penalizzare ulteriormente il lavoro, poi, una tracklist decisamente abbondante…troppo abbondante, figlia di una prolissità generale, indulgenza tipica del one man band “fai da te” che, viste le premesse, sarebbe stato meglio limitare, non esaltare.
Tra i pregi del lavoro, sicuramente ottimi spunti nascosti tra le pagine (l’ossessione di “Taglia Le Paranoie”, la ballata informatica “Memoria Allocata”, la già citata apertura synth grrovy di “L’Aura”), ed una registrazione certosina e precisa fatta in piena solitudine ed autonomia negli studi di registrazione di prorietà “Hot Studio”. Tuttavia, troppo poco per andare al di là di un apprezzamento generale e convinto di quella scena “alternative hip” che mira unicamente all’estetica di intenzione, e forse trascura un po’ troppo il peso effettivo del risultato finale.