La Notte Dei Lunghi Coltelli è un progetto interessante per almeno un paio di motivi. Non solo perché è l’esordio semi-solista di Karim Qqru degli Zen Circus, ma anche più banalmente per la musica che ci viene presentata su disco.
L’attacco trasversale e sferzante in forte odore di hardcore che apre questo “Morte A Credito” farebbe lecitamente pensare che siamo di fronte al classico progetto-sfogo dove il buon Karim può sbizzarrirsi a cristallizzare in puro punk l’energia rabbiosa che, negli Zen Circus, non può più essere proposta in forma così pura; invece, dopo “La Caduta”, ti parte una “J’ai Toujours Été Intact De Dieu”, e cambia tutto: la lingua certo, che dall’italiano passa al francese, ma anche la musica, che diviene all’improvviso elettronica. Il resto dell’opera scorre così, racchiusa tra questo introverso yin e questo estroverso yang, due poli opposti pronti anche ad incrociarsi all’occasione, circondati in un abbraccio lirico di aulica ferocia esistenziale ispirato direttamente dal lavoro degli scrittori Louis-Ferdinand Céline (a cui si deve il titolo dell’opera) e Albert Camus.
Al termine dell’ambientale e recitata title-track, è più che piacevole ritrovarsi addosso la consapevolezza che Karim - coadiuvato da Izio Orsini (dai Jackie O’s Farm) ed Ale Demonoid Lera (batterista degli Exilia) - abbia confezionato qualcosa che può andare al di là dell’estemporaneo, in un progetto che può e deve godere di una vita propria, perché ci piacerebbe tornare ad ascoltare una nuova esplosione di rabbia ragionata e consapevole a firma “La Notte Dei Lunghi Coltelli”.