Si cerca di inseguire in tutti i modi l’exploit degli A Classic Education in casa ED, qui al debutto discografico sulla lunga distanza dopo una manciata di EP di presentazione. In particolare, si cerca di lavorare su un indie rock minimale e retromaniaco di chiara ispirazione ‘60s per tentare di far breccia nel cuore di una certa esterofilia che pare aver colpito – mi si scusi il gioco di parole – anche i nostri amici all’estero. Perché gli ED sono italiani, ma fanno una musica che potrebbe tanto piacere agli americani di questo attuale presente, sempre alla ricerca di asciutta essenzialità dopo il barocco del passato più recente. E nell’impresa i nostri potrebbero anche riuscire, perché hanno tutto dalla loro parte: l’immagine giusta, la confezione giusta, la produzione in estremo lo-fi giusta ed il citazionismo letterario che fa tanto hipster e, quindi, cool a prescindere (il titolo del disco è in riferimento ad un nonsense di Salinger, così come tutta l’ispirazione lirica che si rifà direttamente alla raccolta “Nine Stories” ed ai temi tanto cari dello scrittore americano, come l’incomunicabilità).
Mancherebbero giusto un poco le canzoni. Non sappiamo se sia colpa di un lieve calo centrale dell’inciso rispetto ad una roboante partenza e ad una più emozionante conclusione, ma quanto presente su questo “One Hand Clapping (or the LP with one sound)” manca di quell’effetto mesmerizzante che ha reso tanto felice il Pitchfork (ed il sottoscritto) in sede di analisi dei cugini menzionati ad inizio articolo.
Poco male, perché con pezzi trascinanti come “Don’t Shake You”, “#8” e “It Wouldn’t Be The Same”, l’asciuttissimo rock dei fratelli Rossi sarà in grado di ritagliarsi una giusta fetta di attenzione. Come alternativa, certo; ma anche una valida alternativa. In attesa che si possa essere un po’ meno “salingeriani” nel messaggio musicale.