Nagaila
Viaggio Di Ritorno

2012, Ulula Records
Indie

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 07/10/12

L'ambizioso progetto musicale della cantautrice bergamasca Nagaila si muove, per sua stessa ammissione, tra tradizione e innovazione, traendo linfa vitale dalle potenzialità espressive della voce e da un songwriting ben lontano degli standard della musica contemporanea. La portavoce del “post-pop lunare” si era già fatta notare in passato per aver lavorato a fianco di grandi nomi della scena pop rock nazionale (ricordiamo Francesco Renga e Maurizio Zappatini dietro alla produzione dell'album d'esordio datato 1996, oppure Claudio Baglioni, per il quale la Nostra ha cantato come corista nel 2003), ma è l'incontro con Fidel Fogaroli (ex tastierista dei Verdena) a dare a Nagaila l'imprinting necessario per ammiccare agli estimatori della sempre più rigogliosa scena indie al femminile. Dopo “Luce Negli Occhi” (2007) la ritroviamo oggi con “Viaggio Di Ritorno”, album che sancisce la natura criptica e impalpabile dell'artista di casa nostra.

In primo luogo, è doveroso constatare la semplicità e il senso di fragile intimità profuso in ogni singola nota del disco, il quale possiede il pregio evidente di non assomigliare a qualcosa di già sentito nel corso degli anni (anche se, in alcuni casi, lo spettro della prima L'Aura - quella più geniale e ricercata - sembra fare capolino, per non parlare del palese tributo a Tori Amos su “My Favorite Things”), così com'è giusto sottolineare l'atipicità del timbro vocale di Nagaila, quasi perso tra le nuvole nel suo falsetto carezzevole e fanciullesco. Se, da un lato, queste poche caratteristiche regalano a “Viaggio Di Ritorno” un retrogusto delicato e particolare, che necessita di diversi tentativi per poter essere afferrato (se vi fidate di noi, la via più breve passa attraverso il femmineo lirismo di “Mal D'Africa” e “I Cavalli E Le Sirene”, oppure per il romanticismo dei tasti bianchi e neri di “Il Senso Crea”), dall'altro tradisce un'ambizione smisurata nettamente in contrasto con un'esecuzione priva di linee guida. In poche parole, la raffinatezza inizialmente presupposta si tramuta in qualcosa di estremamente kitsch laddove voce e strumenti sembrano abitare su due pianeti diversi (“Nel Posto Segreto”, “Palla Di Vetro”) e lo sbadiglio rimane in agguato quando, spesso e volentieri, la dimensione pop annaspa nel vuoto senza concretizzarsi in una melodia vincente (l'esempio lampante è il bersaglio mancato di “Notte Blu”).

Pertanto, la quasi totalità di questi tre quarti d'ora di musica d'autore rimane confinata in un limbo di difficile definizione, che, nonostante le buone intenzioni di tutti i nomi coinvolti nella scrittura e nella registrazione dell'opera, non fornisce all'ascoltatore i mezzi primari (leggi canzoni degne di questo nome) per entrare in contatto con lo spirito dell'artista. Dopo questo passo falso, il nuovo “viaggio” di Nagaila e della sua band dovrà essere consacrato alla ricerca della congruenza e dell'essenzialità, le uniche doti che permetteranno alla squadra di guadagnarsi un posto al sole nell'affollato panorama musicale italiano.





01. Microbo
02. Nel Posto Segreto
03. Notte Blu
04. Universo
05. Mal D'Africa
06. I Cavalli E Le Sirene
07. My Favorite Things (Live)
08. Palla Di Vetro
09. Il Senso Crea

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