Continua il percorso musicale di Joshua Radin fatto di un country pop estremamente acustico ed intimista. Per dare nuova linfa vitale alla propria verve compositiva, il nostro cantautore americano, in occasione del terzo inciso in studio, si circonda di turnisti d’eccezione: dal batterista di Tori Amos Matt Chamberlain che dà il cambio ad un Jim Keltner dietro le pelli, ad un Benmont Tench alle tastiere.
“Underwater” è un disco che scorre mellifluo nelle orecchie dell’ascoltatore, carezzato in ugual modo sia dalla fievole chitarra acustica che dalla voce sussurrata e tenera del buon Radin, il quale confeziona ballate che sanno distinguersi per nervo ed arrangiamento, come accade nel violino della titletrack, nel ritornello epicamente trattenuto della opener “Tomorrow Is Gonna Be Better”, nelle spazzole e nel controcanto di “The Greenest Grass”, nonché nella sorprendente chiusura crepuscolare di “Any Day Now”.
Certo, si deve mettere in conto qualche sbadiglio fisiologico dovuto ad un quadro sonoro piuttosto statico nella sua globale rappresentazione; allo stesso modo, tuttavia, non si dubiti della capacità di emozionare, a tratti anche molto intensamente, di questo disco, opera perfetta per alimentare i momenti di più pura malinconia, come assistere ad un tramonto molto caldo del Colorado, dopo che un’intensa storia d’amore si è appena conclusa. Si scoprirà che la carezza fornita dalla musica di Radin, in momenti come questi, è estremamente necessaria.