All’inizio, “Quando Parlo Urlo” – debutto dei Tindara – non colpisce in modo particolare. Questo abbraccio tra rock acustico e rock elettrico venato di melodiosità italiana ed apparentemente privo di particolari effetti speciali, per quanto perfetto, su “Come Dici Tu” e “Ho Scelto Il Nero” presenta un lieve, per quanto fastidioso, aroma al “manierismo”. Poi, arriva una “Sopra La Delusione”, e capisci che il “trucco” invece c’è, ed è anche bello spesso; si tratta, fondamentalmente, di un’intensa carica energetica, potente ed al contempo godibile. Non si capisce bene quanto ci faccia lo zampino di Luca Bergia – batterista e fondatore dei Marlene Kuntz qui in veste di produttore artistico, ma l’album finisce con l’essere tremendamente robusto, ferale nella sua schizofrenia selvaggia che si manifesta con accenni di screamo (“Stones”) e distorsioni heavy stoner nelle chitarre (“Vescica”), un nervo che non si placa nemmeno nella titletrack, che vorrebbe essere una ballad e che sì: alla fine di un lento si tratta, ma al vetriolo.
In fondo il segreto è tutto in una “Sogna Che Ti Passa”, classica canzone rock melodica all’italiana riletta con personalità e brio dalla band, formazione che, seppure non priva del difetto veniale di una capacità compositiva altalenante, si presenta ai nastri di partenza con una decisa marcia in più. Alla fine, dover affermare che l’unica cosa fuori luogo in questo inciso è l’artwork (visto che l’immaginario noir alla “Sin City” di Frank Miller poco si adatta al messaggio sonoro della band) è la prova più che evidente che ci troviamo di fronte ad un lavoro vincente.
Ora, rimane solo da mostrare con ancora un poco più di convinzione il proprio forte carattere, ed il lavoro tremendamente significativo è a portata di mano. Siatene consapevoli, ragazzi.