Vi ricordate dei GUN? No? Giustificati, era da dieci anni che non se ne sentiva parlare. Questo disco rompe questo silenzio decennale della band meteora che dalla Scozia ha portato in classifica diversi ritornelli rocciosi, soprattutto con l' LP "Swagger" (1994).
Gli anni sono passati e i GUN propongono un rock fresco, poco hard e più pop, nel tentativo di dare qualcosa di attuale. C'è grande divertimento dietro questa carrellata di orecchiabili canzoni, ma, purtroppo mancano sia una vera forza muscolare che smuova gli animi, sia una vera attitudine pop che renda memorabili o originali queste melodie. Ne esce un prodotto ibrido buono per ogni momento, ma a conti fatti, abbastanza dimenticabile. La voce di Dante Gizzi se paragonata a quella dello storico frontman Mark Rankin perde il confronto, suonando come una fastidiosa imitazione di Axl Rose; dal punto di vista strumentale, invece, spesso il lavoro risulta piatto. Il complesso è riscattato solo in parte dall'innegabile orecchiabilità media, ma senza mai assurgere a un livello davvero significativo.
In fondo i GUN sono una band con un background abbastanza tradizionale e si sente, sebbene abbiano dichiarato nella nostra intervista di volersi aggiornare di non ripetere ciò che è gia stato scritto. Ma se il successo di band rock and roll come Black Keys significa qualcosa è questo: il successo può arrivare anche suonando vecchiume, conta il come e il perchè; essere aggiornati spesso non significa funzionare di più. Nello specifico in "Break the Silence" l'esito è più di smussare la ruvidità e la carica che rendeva i primi GUN una band perlomeno appetitosa.