Recensione a cura di Monica Manghi
Stevie Palmer, artista scozzese di nascita, ha iniziato la sua carriera come batterista,
trasformandosi nel tempo in cantautore acoustic folk melodico. Il suo primo grande amore fu la musica nera americana dagli anni '60 in poi: Marvin Gaye, Otis Redding, Smokey Robinson e così via, per poi abbracciare uno stile più folk e jazz, grazie anche all'influenza della madre Eileen Penman, già cantante e autrice di musica folk.
Nel 2007 vinse il concorso National Burnsong con il pezzo "Black Is The Sun" e la Greentrax Recordings seleziona il brano per inserirlo nella compilation "Far, Far From Ypres" e decide di dare la possibilità a Stevie di registrare il suo primo album solista di brani completamente originali "Heartprint Shadow". L'album è stato realizzato avvalendosi di una serie di guest star come Kim Edgar, Steven Polwart, Allan Knox e molti altri. L'arrangiamento dei brani è molto morbido e melodico, da sottofondo, con qualche brano più sostenuto. La voce di Stevie Palmer vi accompagna rassicurante durante l'ascolto dell'intero album di cui l'apertura è affidata alla titletrack "Heartprint shadow" impreziosita dal piano di Kim Edgar e dalla chitarra di Steven Polwart. "Just A Smile" spezza la tracklist grazie al suo ritmo un po' più sostenuto ma comunque melodico, mentre "Hushaby" è un brano carico d'atmosfera grazie all'inserimento di arpa e violoncello. Per chiudere troviamo una versione a cappella di "Black Is The Sun".
"Heartprint Shadow" è un album easy listening da sottofondo, con una struttura dei brani molto semplice, che punta molto sulle parti vocali peraltro molto ben curate, con solo una limitata presenza di percussioni e piano. Ideale per una serata romantica o una giornata di pioggia e piacerà sicuramente agli amanti delle atmosfere melodiche.