Vento di scirocco ed onde placide che si stiracchiano sulla battigia. Un piccolo falò all’imbrunire e serata senza pensieri all’insegna del più completo relax e divertimento. Se si dovesse descrivere per immagini la musica del progetto Qbeta, ci ritroveremo grossomodo dinanzi a questa scena.
“Vento Meticcio” mescola funky, reggae, ska e ritmi caraibici con la volontà ed il piacere di far passare all’ascoltatore 40 minuti di spensieratezza “di classe”. Grazie alla collaborazione di musicisti del calibro di Roy Paci, Lello Analfino, Paolo Belli e molti altri, la voce di Giuseppe Cubeta si staglia su melodie coinvolgenti, un toccasana per l’animo e per l’orecchio dell’ascoltatore, il quale si ritrova immerso in un viaggio tra influenze del Meridione (“M'Arrifriscu E M'Arricriu”, la modugnana “Una Candela”), ritmi sudamericani e perfetti crocevia tra tradizione araba e sferzate rock e ska (“A Curuna”). L’ascolto diverte, ammalia, soprattutto non stanca, anzi dispiace accorgersi che il disco si concluda così presto.
“Vento Meticcio” è un titolo davvero azzeccato, dato che influenze musicali così apparentemente distanti riescono a mescolarsi ed unirsi in maniera davvero convincente: tutto ha una collocazione precisa e naturale, sono del tutto assenti particolari contrasti, anzi questi, laddove ve ne siano, sono alcuni dei punti salienti del disco, dato che, come detto prima, tutto l’album è un riuscitissimo mix di influenze e tradizioni musicali, e questo non era scontatissimo, dato che delle volte progetti analoghi ottengono il risultato opposto.