Sano e diretto Pop Punk dal vivo d’oltremanica e d’oltre atlantico sullo stesso palco con la doppia proposta adolescenziale di due formazioni microstilisticamente differenti accomunate dal grande entusiasmo che questo genere provoca. Ad aprire la serata sono i giovanissimi Decade che nel corso dell’esibizione più volte quasi si calpestano tra salti e intro travolgenti: i cinque ragazzotti di Bath spiattellano il loro primo disco, “Good Luck”, una scarica di power chords tenuti uniti dalla voce acuta del frontman.
Dopo due settimane nei principali capoluoghi tedeschi, i Decade salutano l’Italia nell’ultimo concerto di spalla ai Saves The Day: torneranno nel regno unito per una serie di concorsi e mini-tour sui cui le grandi etichette puntano da molti anni. Pare che gli albori di una sorta di revival del Pop Punk dei ’90 – a sua volta revival – siano alle porte, e l’occasione per chi si occupa di questo genere di merch-music si potrebbe fare ghiotta. “Good Luck” va augurata ai Decade, decisi e spiazzanti nella loro apparente timidezza Alternative, sperando che non vengano assorbiti malignamente nell’oscuro globo del mainstream.
La storia è diversa per i ben piazzati Saves The Day, una band “da classifica” molto amata in patria che nel corso di vent’anni di attività ha subito molti, forse troppi cambiamenti di line up, diventando in pratica il progetto evolutivo di Chris Conley, il quale sapientemente decide di far iniziare la maggior parte dei propri brani dal vivo con l’anticipazione dei ritornalli. Il loro Pop Punk (l’inequivocabile filo conduttore della serata) è più dolce e coinvolgente, e sorprendentemente vario: sono sette gli studio album prodotti con diverse etichette fino al 2014, di cui "Sound the Alarm" (2006), "Under the Boards" (2007) e "Daybreak" (2009) compongono una trilogia concettuale che presenta più stili tra Bubblegum, Skate, Indie ed Emo. Un contenitore di sottogeneri che sta attraversando l’europa in previsione del lungo tour estivo negli states. È proprio la continua evoluzione, determinata dagli avvicendamenti interni, che ha permesso ai Saves The Day di raggiungere l’odierna notorietà, assieme al valore aggiunto personificato da Conley – impegnato in differenti side-projects – e alla spinta costante delle label (basta menzionare Interscope e DreamWorks per comprendere la caratura di un gruppo che è già un riferimento e che con la recente pubblicazione dell’omonimo album ha ormai raggiunto il cosiddetto giro di boa).