Esco dall'INIT per cercare due molecole di ossigeno ed un po' di estivo refrigerio in un coca e rum. Hanno appena finito i Cockroaches, psycho punk band nostrana. Hanno appena chiuso la loro performance con una "No Fun" in coppia con un divertito e già ruggente Oliveri che chiude l'esibizione con una virtuafellatio d'antologia (esistono video a comprovare la mia buona fede).
Dicevo, sono fuori e succhio amenamente dalla cannuccia la deliziosa miscela, quando con la coda dell'occhio vedo il sig. Oliveri in contemplazione dell'acquedotto romano che sovrasta il locale. Tà Dàààààà! Ecco il tuo cicerone! Forse un romano autentico sarebbe stato un aiuto migliore invece che il surrogato importato che s'è ritrovato davanti il buon Oliveri, ma tant'è. Chi l'avrebbe mai detto che un giorno avrei dovuto dare fondo a tutte le mie conoscenze storico/ingegneristiche/socio/economico/ambientali per rispondere ad una domanda di Nick Oliveri; bassista, cantante, chitarrista in almeno 3 band diverse che per me hanno realmente contato qualcosa...
Ragazzi studiate la storia della vostra città. Amatela. Conoscetela. Non si può mai sapere quando e con chi tutto questo potrà esservi utile.
Rientriamo tutti. Lo spettacolo deve continuare.
Se c'è una cosa che Nick Oliveri ha voluto dimostrare con questo spettacolo è che, già oggi, dopo tutte le esperienze accumulate in questi anni con i vari Kyuss, Dwarves, QOTSA, Mondo Generator etc etc, non sente di dover più dimostrare nulla a nessuno.
Il Death Acoustic Tour è una bellissima cartolina senza francobollo. Ben lontano dall'essere una dimostrazione di potenza e abilità tecnica, il DAT nasce dalla voglia di stare su un palco. Ad ogni costo. Di stare col proprio pubblico a cantare le canzoni che cantavi quando ti sedevi ai piedi del letto e prendevi da terra un attimo la chitarra per star dietro al disco che stavi ascoltando. E questo hai. Niente ti più, niente di meno. Un artista che ne ha viste parecchie. Non un mattatore, ma uno capace di tenere un palco con una simpatia che nasce dalla passione e non dalla battuta ragionata. E non può non piacerti.
Sul pericoloso ciglio del grottesco, del "ma che roba è questa?", del "macheddavero???" , si muove agilmente l'esibizione di Nick Oliveri, azzerando le tracce audio di basso, batteria e del chitarrista fico, mettendo il mute a tutte le persone che hanno mai suonato con lui su di un palco e spostando su MAX il volume della sua traccia. Questo è il DAT. Un viaggio nel deserto con una sola voce a guidarti.
E poi la delirante conclusione. Oliveri è già uscito e rientrato, ma ancora gli resta qualcosa. Una coltellata finale. Il colpo di grazia. Più nudo di bimbo appena nato, regala all'INIT una versione per sola carotide di Six Shooter. Qualcosa che ti strappa le unghie dei piedi. Ed il Death Acoustic diventa improvvisamente Death "A cappella". Nella sua semplicità è sicuramente qualcosa che difficilmente si è visto su di un palco. Al limite della performance teatrale. Bello. Semplice. Eterno.
Bravo Nick che pur non avendo studiato come si suona una chitarra, hai comunque imparato come essere un uomo.
SETLIST:
John Lawman
Green Machine
I'm gonna leave you
Invisible like the sky
Won't let go
Millionaire
Wake up screaming
Smashed apart
Luv is fiction
Bloody Hammer
Auto pilot
Love has passed me by
Outlaw Scumpuc
Love song
Six Shooter