Appuntamento dai tempi dilatati, tranquilli, speranzosi ed armonici quello di ieri sera, uno dei pochi in cui la vera musica, spogliata e ridondante, lascia largo spazio all'immaginazione, anche se i temi trattati dai testi malinconici e le melodie immobili volte alla rassegnazione dell'impotente genere umano avrebbero potuto creare delle aspettative più poeticamente oscure. Invece è emersa la componente creativa e schietta di due artisti opposti nel modo più assoluto, nel modo di esibirsi e nel modo di esprimersi.
Barzin Hosseini si fa accompagnare da una formazione che, quasi in slow motion, asseconda il suo stile immacolato: mantenendo idealmente la dimensione solista, l'autore canadese di origine mediorientale prosegue nella costruzione di un proprio personaggio sui tasselli di una matrice sonora espansa a caldo. L'intrattenitore introspettivo non cade mai nel banale, eseguendo brani estratti essenzialmente da "Notes To An Absent Lover" e "To Live Alone In That Long Summer", in un timido sorriso di compiacimento.
C'è chi lo accosta a Cobain, reggendo tra le mani il fantasma dello sconforto e della sconfitta: Mark, simpatico e singolare, trasforma trent'anni di carriera in un soffio di tiepidi guizzi. Mark Kozelek, che non segue quasi mai una band d'apertura, è il personaggio, l'interpretazione sincera di un ruolo. È la stravaganza disciplinata dell'artista che incuriosisce ed attrae: suonava seduto, approfondendo acusticamente il proprio SlowCore, in una lenta cascata di note ed arpeggi sporadicamente interrotta da qualche battuta. Il nuovo decennio per Mark è fatto di collaborazioni: nel 2013 escono a suo nome due album, il primo in collaborazione con Jimmy LaValle, il secondo sotto la denominazione "Mark Kozelek & Desertshore". Nuovi progetti che sono solo gli ultimi figli di quanto prodotto con i visionari Red House Painters prima e con i più concreti Sun Kil Moon a cavallo tra i due millenni.
La combinazione tra lenta simmetria e acustica senza tempo colpisce ancora, questa volta al Circolo Mame, in un contesto violaceo, cristallino e necessariamente rilassato, in cui a volte perdersi è piacevole.