Halsey - Badlands Tour
05/03/16 - Fabrique, Milano


Articolo a cura di Paola Marzorati

Halsey, nome d'arte del ben più italico Ashley Frangipane, ha soli 21 anni; la mia stessa età. Ma quando sale sul palco in shorts di paillettes neri e crop top rosa cipria mi riesce difficile credere che la ragazza che sta incantando un Fabrique sold out con i brani del suo album d'esordio, "Badlands", sia nata nel 1994, come me, a soli nove giorni di distanza. E questo perché la padronanza disarmante con cui si offre al pubblico non è quella di una ragazza, ma di una donna che è cresciuta e che sa di esserlo: padronanza della propria voce, della propria personalità e del proprio cuore; padronanza della propria sensualità e del proprio corpo, che ondeggia al ritmo della musica senza mai scadere in pose volgari tipiche della (purtroppo) maggior parte delle pop star. Halsey non è una ragazzina e non è una pop star, ed è venuta a Milano per dimostrarcelo.


Nonostante la pioggia battente che ha imprigionato Milano, quando entro nel Fabrique il locale è già pieno, colorato di teste blu, rosa, verdi, una per ogni colore dell'arcobaleno, compreso il grigio di chi di concerti ne ha già visti molti ma, forse, non uno di Halsey. Le luci si abbassano e la serata inizia con qualche minuto di anticipo con il set di Garrett Borns, meglio conosciuto con il suo nome d'arte Børns, un artista indie pop originario del Michigan che fa la sua entrata sul palco sventolando la bandiera italiana. Børns infila una canzone dietro l'altra del suo ultimo album "Dopamine", un indie pop molto convincente, con un tocco classico e una sensibilità che lo avvicinano al giovane James Bay. Giusto il tempo di fare strage di cuori tra le ragazze presenti che lascia il palco con un saluto timido, biascicato a labbra chiuse, quasi in contrato rispetto all'energia e alla sicurezza quasi ostentata che Halsey irradia non appena sale sul palco.

 
E lasciatecelo dire: che spettacolo. Che spettacolo le luci, le immagini suggestive proiettate sullo schermo, diverse ad ogni canzone e sempre azzeccatissime, capaci di creare un'atmosfera che amplifica i testi tutto tranne che banali delle canzoni; che spettacolo le silhouette della band, piccole figure nere su uno sfondo che è un'esplosione di colori; e soprattutto, che spettacolo Halsey. "Sono malata, ma ho deciso di non cancellare lo show, preferisco passare questa serata con voi, ma aiutatemi a cantare", dice Halsey, e le crediamo anche se la sua performance vocale rimane comunque straordinaria, anche con il mal di gola e la febbre. Misura il palco a grandi passi mentre esegue uno dietro l'altro alcuni tra i pezzi migliori di "Badlands", si ferma, parla con il pubblico, e poi si sporge dalla transenna, tenendo per mano qualcuno tra le prime file, "per vedervi meglio". E la sicurezza impressionante che dimostra mentre canta si scioglie in tenerezza, come la neve al sole, quando parla con il pubblico come ad un vecchio amico, rivelando tutta la dolcezza e la tenerezza dei suoi 21 anni.


Come dice in una sua canzone, Halsey è un uragano, una pioggia violenta di forza, femminilità, energia e soprattutto talento. Non provate a chiamarla ragazzina, non provate a chiamarla pop star; perché è molto più di tutto questo: una giovane donna con un immenso talento per il live.

 

"Dato il vostro benvenuto così caloroso mi sa che dovrò tornare di nuovo in Italia, no?"

E noi avremo il biglietto in mano.

 




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