Fatso Jetson/Yawning Man feat. Killer Boogie @Sinister Noise
23/02/15 - Sinister Noise, Roma


Articolo a cura di Davide Fadani

Sono le due di notte. Sono a Roma. Cammino a testa bassa. Passo di fianco al Colosseo. Per strada non c'è un'anima. Potresti dire che c'è IL DESERTO. Rifletto. Ma che poi, alla fine, che ne sappiamo noi, in Italia, del deserto?


Non c'è; almeno non ancora. Non c'è mai stato. Non ci siamo nati. Tantomeno cresciuti. Non ne
conosciamo il colore, la temperatura, la dimensione, il peso, la trama, la consistenza... Abbiamo visto qualche foto, ma da qui a dire che possiamo figurarcelo, descriverlo o sentirlo "nostro" ce ne passa. Noi non sappiamo cosa sia il deserto, noi italiani intendo (non credo che la breve parentesi
coloniale basti a renderci dei beduini). Però ci piace, ci affascina, forse proprio perché é uno dei
pochi paesaggi naturali che non possiamo annoverare tra quelli presenti nel nostro bel paese. Il deserto è uno spazio vuoto, immenso, neutro, che possiamo riempire con noi stessi, con i nostri
pensieri, le nostre paure, i desideri e le speranze testandone sotto il sole cocente e sopra la sabbia rovente la loro effettiva resistenza.

 

Eppure ieri sera, al Sinister Noise di Roma, il deserto io l'ho visto, bene, chiaramente. Più che visto dovrei dire "percepito" e si che il locale, piccolo e angusto (anche se, in un modo sinistro appunto, familiare e accogliente) richiama tutto fuorché il deserto.

 

Quindi il deserto? Tutta sta sabbia? Dov'era? Ah si beh.. Quella l'ha portata Mario. Chi? Il Lalli, Mario, ma che non lo conosci? Hai presente canzoni tipo "Monster In The Parasol" e "You Think I Ain’t Worth A Dollar, But I Feel Like A Millionaire"? Di quel gruppo in cui suonavano tra gli altri Josh Homme, Dave Grohl, Nick Olivieri, Mark Lanegan, ma sì, i Queens of the stone age! Beh, ad esempio quelle le ha scritte Mario, il Lalli, É stato lui a portare la sabbia ieri sera, ma tanta.

fatsolivereportOra, con estrema sincerità ed autocritica, non fingerò di essere un esegeta dei Fatso Jetson o degli Yawning Man, due gruppi distinti, ma in fondo diverse incarnazioni dello stesso genio musicale, tuttavia distinti, diversi, pertanto mi limiterò per quanto possibile ad una descrizione "sensoriale" della serata, tralasciando digressioni storiche sulla formazione, le influenze ed altre pippe che spesso mi faccio quando voglio darmi un tono da profondo conoscitore dell'evoluzione storica della musica e dei suoi interpreti.
 
Iniziano la serata gli Yawning Man (partiamo subito con una bella balla, non é vero che iniziano gli Yawning Man, iniziano i Killer Boogie, ma necessitano di un discorso a parte). La line up con Lalli senior al basso, Arce alla sunset guitar e Stinson alla batteria da' un'anima musicale alla parte più mistica del deserto. Ha un senso chiamarlo "desert rock" perché sembra che la musica, ancorché potente, ti arrivi come un eco portato dalla sabbia e da vento caldo e pesante. I riff sono sovrapposti, si confondo l'uno con l'altro, come echi su echi, come onde che si mischiano le une con le altre. Tre whisky all'una, sotto il sole del deserto dell'Arizona. Questa é la sensazione che mi lasciano Lalli & Co con gli Yawning Man. Il tempo di una birra per riprendersi ed ecco che si ricompongono sul palco i Fatso Jetson. Attaccano a suonare, 1, 2, 3.. SSSBAAAAAAAM!!!

Dí la verità: non l'avevi visto quel muro che ti veniva in faccia a trecento all'ora in mezzo alla sabbia. Ecco, questa è la sensazione esatta provata dopo i primi 4 secondi di musica. Se come me avete conosciuto i QOTSA solo al 4º album e poi avete fatto i corsi estivi di recupero; Se come me pensavate che il deserto vero fosse solo quello del Sahara; Se come me non avevate mai sentito parlare prima d'ora della famiglia Lalli (Mario e il figlio Dario) e di Tony Tornay (alla batteria), beh, avrete ben più di "qualcosa" da ascoltare nei prossimi giorni. Homme & co devono più di una pacca ed una stretta di mano al sig. Lalli che scriveva i pezzi che avrebbero suonato i QOTSA prima che gli stessi vedessero la luce abbacinante dei riflettori di mezzo mondo.

Alla fine dell'esibizione dopo tanti bis, il ritorno sul palco degli YM, con tanta percepibile voglia di stare insieme a suonare per non far finire la festa, la famiglia Lalli ti lascia tra le mani un deserto tutt'altro che vuoto. Pochi fronzoli, poche chiacchiere, tanta potenza; di quella che ti fa strizzare gli occhi e mettere la bocca a culo di gallina agitando la testa come se volessi scacciare nubi di zanzare. Quando tutto è finito, per riavermi un attimo dallo squasso potente della serata, decido di tornare a casa a piedi, una lunga passeggiata nel deserto del lunedì notte romano. E rifletto. Ma che poi, alla fine, che ne sappiamo noi, in Italia, del deserto? Il Deserto. Che poi Lalli si chiama Lalli Mario e il figlio Lalli Dario.


P.S. Il concerto dicevo, l'hanno aperto i Killer Boogie. Avete segnato il nome? Mi raccomando. Sono bravi. Sono italiani. Hanno decisamente un bel piglio internazionale. Loro dicono che fanno "retro fuzz riff proto punk garage acid blues 70's rock" io dico che fanno musica ed é musica che mi piace. Ho deciso di lasciarli un attimo fuori da un discorso che riguardava quasi esclusivamente il deserto. Spero di non aver offeso nessuno. Diciamo così. Bravissimi i Fatso Jetson e gli Yawning Man, ma ieri sera alla fine del concerto mi sono comprato la maglia dei Killer Boogie e stamattina appena sveglio, mentre inzuppavo il biscottone nel caffellatte, con la mano libera acquistavo il loro vinile arancione online.



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