Verso le 22 entra la band e si accende il carillon. Il palco è minimale, ma molto curato. Noto subito una cosa. Cerco sul palco, ma Enrico Gabrielli, forse uno dei talenti musicali più puri sfornati dal belpaese (collabora con numerosi gruppi italiani tra i quali Afterhours e Calibro35, per dirne un paio) che aveva accompagnato la sezione fiati (Dazzan, Romano, Brunetta) nelle ultime date del “Gran Band Epilogo Tour” non c’è...peccato. Dopo un paio di pezzi, Dente si presenta cosi al pubblico romano. “Il prossimo è l’ultimo pezzo in scaletta”. Tutti ridono. La stessa battuta la ripeterà spesso nel corso della serata. Forse voleva dirci qualcosa? Ora, di raccontarvi gli stilemi musicali del cantautore di Fidenza, azzardando traballanti paragoni con i “grandi” della musica italiana non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello. Ho snobbato per tanti anni la musica italiana, abbastanza da non sentirmi in vena di paragoni. Allora perché sono qui al Quirinetta stasera? Prima di tutto perché Dente è praticamente un mio conterraneo. Ed è sempre bello vedere qualcuno che ce l’ha fatta, affrancandosi dall’anonimato al quale spesso ci condanna il piattume padano ed una coltre di nebbia profonda tanto quanto i nostri desideri. E’ bello quando qualcuno di noi diventa “tutto l’opposto di niente”.
Ma il motivo principale è che mi piace vederlo dal vivo. Tantissimo. Dente tiene il palco come dovrebbe essere tenuto; almeno secondo me. Ha un atteggiamento ed un rapporto col pubblico che l’ha reso celebre da questo punto di vista. E dietro un gioco di parole, una risata ed una battuta inevitabilmente emerge la personalità. Ecco come fanno a passare leggere quasi due ore di concerto. La serata non è di quelle che gonfiano il petto dell’artista di autostima. Il pubblico non è tantissimo e ci scappa pure la battuta sulla questione della questura: “Vi conosco voi della questura. Domani direte che stasera c’erano 25 persone”. Tutti ridono. Siamo poche centinaia di persone, ma sembra veramente un concerto per 25 persone. L’interazione con ogni parte della platea a misura di “Dente” aiuta a sentirsi tutti insieme. Non sono venuto da solo stasera. C’è Dente che dice le solite quattro cazzate, la band che spacca e gli altri 24 del pubblico.
Ci siamo tutti. Tra l’altro 22 dei 24 sono ragazze.
Rispetto alla composizione del pubblico di Dente devo fare una considerazione. A metà del concerto mi sono dato un’occhiata intorno per vedere le facce illuminate dalle lampadone del palco. Dente sta suonando “Canzone POP” con un nuovo arrangiamento latino. La sezione ritmica affidata a Gambini alla batteria e Nicola Faimali al basso, c’è. E c’è movimento al Quirinetta. Si muovono tutti; anzi no, scusate. Si muovono tuttE. Al contrario, qua e la in platea, alcuni testosteronici cipressi restano immobili spettatori della danza collettiva. Sono con ogni probabilità i fidanzati delle danzatrici che per una sera hanno soddisfatto i desideri musicali delle loro giovani fiamme, presenziando; immobili; sguardo fisso. Chissà a cosa pensano. Invece la Band c’è. E come. Il nome del tour (Gran Band Epilogo) non mente. Anche i suoni sono perfetti (almeno nel mio esatto punto della platea). Non ci sono solo canzoni d’amore sdolcinate stasera. Ed ecco infatti che durante un momento della scaletta interamente dedicato all’ultimo lavoro di Dente ("Almanacco del Giorno Prima") arriva “Al Manakh”. Per me la canzone più bella scritta da Peveri a livello lirico e musicale. La stessa racchiude al suo interno un momento musicale che lascia spazio ad un lungo e bellissimo assolo di chitarra. Giuseppe si mette da parte ed al quirinetta partono 4 minuti di pura psichedelia rock. Belli. Nella mia canzone preferita. Grazie Effe Punto.
Il concerto continua e finisce, ma solo per finta. Dente torna sul palco accompagnato solo da Andrea Cipelli al pianoforte con una versione di Baby Building per Voce, Chitarra, Pianoforte e pubblico che accompagna nei cori. Saremo anche pochi, ma buoni, come si dice. Rientra la Gran Band per il finale e l’immancabile “Vieni a vivere” come finale. Vorrei dire qualcosa su questa canzone, ma non lo farò. Citerò lo stesso Giuseppe Peveri invece:
“La cosa più sbagliata che puoi chiedere ad un cantante è: cosa vuol dire quella canzone? Una canzone non vuol dire niente. Una canzone non parla. Sta li. Ma soprattutto una canzone non canzona”.
Set list:
1)La presunta santità di Irene
2)Pensiero Associativo
3)Chiuso dall’interno
4)L’amore non è un’opinione
5)A me piace Lei
6)Giudizio Universatile
7)Scanto di Sirene
8)Stella
9)Sole
10)Canzone Pop
11)Remedios Maria
12)Invece Tu
13)Al Manakh
14)Un fiore sulla Luna
15)La Settimana Enigmatica
16)Buon Appetito
17)Verde
18)Saldati
19)La cena di addio
ENCORE
20)Baby Building
21)Quel mazzolino
22)Beato me
23)Vieni a vivere