Camel - The Snow Goose Tour 2014
20/03/14 - Hiroshima Mon Amour, Torino


Articolo a cura di Riccardo Coppola

Ci scherza su Andrew Latimer, dispensando battute sul fatto che la sua band non tornasse nel nostro paese da più o meno 40 anni. In realtà, l'intervallo di tempo durante il quale i Camel non hanno più messo piede da queste parti è stato decisamente più ristretto, ma -considerata anche i seri problemi di salute che hanno colpito il frontman negli ultimi tempi- comunque abbastanza lungo da gettare gli appassionati di tutto lo stivale in una sconfortata, mesta nostalgia.

 

E' nell'estrema periferia di Torino che si concretizza l'insperato ritorno, in un Hiroshima Mon Amour sold out già da diversi giorni e meta di svariati mezzi di trasporto carichi di aficionados provenienti da ogni lato dell'Italia. Tra i silenzi religiosi di una platea costituita in larga parte da ex adolescenti degli anni '70 dalla chioma inesorabilmente ingrigita (a parte qualche interessante giovane esemplare intento a lanciare pugni in aria come se fosse a uno show dei Pantera) l'aria che si respira è quella dell'evento irripetibile, essendo la data tappa di un tour seriamente indiziato per essere uno degli ultimi di una carriera lunga più di quarant'anni.

 

Sono centoventi i minuti di musica che compongono i due succosi set: si rivive per intero, nel primo, la dolce storia messa in musica in "Music Inspired From The Snow Goose". Luci soffuse, manti di soffici tastiere e strida di gabbiani introducono l'ingresso in scena del flauto di Latimer, guizzante protagonista del risveglio della primavera celebrato in "Rhayader", prima che il leader passi dai tasti d'argento alle sei corde per lo straordinario solo di "Rhayader Goes To Town". I restanti membri della band rimangono però tutto fuorché in ombra, mostrando un'intesa e un'armonia incredibile e uno smalto per nulla scalfito da un'età ormai sui settanta andanti: difficile trovare una singola nota sbagliata, tra le sezioni ritmiche più sostenute e le decise linee di basso (di Mr. "un nome una garanzia" Colin Bass, che mostra una scioltezza allo strumento che ha del disumano) di una "La Princesse Perdue", o tra le drammatiche e toccanti note di piano cui spetta il difficile compito di raccontare tristissimi abbandoni (su "Rhayader Alone" prima, su "Fritha Alone" poi).

 

Un rifiatamento di una ventina di minuti fa crescere l'acquolina in bocca agli astanti in vista del secondo tempo, collezione di otto brani che ripercorrono a larghi tratti la storia del quintetto di Guilford. Così, mentre vengono pescate dal decennio d'oro del progressive britannico la sensazionale "Never Let Go" (in una particolare versione per metà completamente acustica, per metà dominata da un lungo, articolato assolo d'elettrica) e le morbidezze tastieristiche della ballata "Song Within A Song", c'è spazio anche per le declinazioni Irish tratte dal mai troppo celebrato "Harbour Of Tears" (nell'epicità di "The Hour Candle" e nel ritmo più sostenuto di "Watching The Bobbins"), per un'ulteriore favola ("Fox Hill", in occasione della quale Bass sfodera tutte le sue doti di intrattenitore) e per la tragedia sapientemente trasformata in malinconica soavità, in una "For Today" (concepita in memoria delle vittime dell'11 settembre) da lacrime agli occhi.

 

 

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Certo, qualche piccolo dubbio sulla scelta dei brani della scaletta resta: sarebbe stato meglio, forse, pescare qualcosa in più dai primi lavori piuttosto che proporre "Tell Me", per esempio. Dallo storico "Mirage" sarà estratto dunque soltanto il capolavoro "Lady Fantasy", unico pezzo proposto nell'encore: un sublime sogno ad occhi aperti tra synth cristallini ed esaltanti riff, una siderea love story lunga quindici minuti, la conclusione perfetta per un appuntamento con la leggenda. In punta di piedi come sempre, senza magniloquenza né attitudini da guitar heroes, senza presunzione né pomposi concepts (mancanze che hanno forse contribuito a renderli uno dei gruppi più ingiustamente snobbati e sottovalutati della storia), i Camel continuano a regalare indimenticabili emozioni. A noi non resta che ringraziare, di cuore, e sperare di poter avere il privilegio di rivederli, un giorno o l'altro.

 

Setlist:

The Great Marsh
Rhayader
Rhayader Goes to Town
Sanctuary
Fritha
The Snow Goose
Friendship
Migration
Rhayader Alone
Flight of the Snow Goose
Preparation
Dunkirk
Epitaph
Fritha Alone
La Princesse Perdue
The Great Marsh

Never Let Go
Song Within A Song
Echoes
The Hour Candle
Tell Me
Watching The Bobbins
Fox Hill
For Today

Lady Fantasy




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