Barb Wire Dolls - Rock In Park
04/06/17 - Legend Club, Milano


Articolo a cura di Pamela Piccolo
Si è tenuta ieri sera la sedicesima serata dell’edizione 2017 del Rock In Park. Protagonisti della serata sono stati i The Revangels, i Celeb Car Crash e i Barb Wire Dolls.

I The Revangels sono un gruppo pop-rock milanese dall’impronta internazionale che ha creato una solida base e una calda atmosfera per le band che seguiranno. Un'esibizione di circa mezz’ora ha fatto scoprire ai presenti una band dalle grandi capacità, sia vocali che musicali. A seguire i Celeb Car Crash, rock band di Faenza nata dalle esperienze dei suoi componenti con i Klogr e i Lena's Baedream, per citarne un paio. Nicola Briganti e Carlo Alberto Morini portano sul palco un rock caldo con rimandi ai nostalgici anni ’90, ma noi questa sera vogliamo la velocità. Noi vogliamo il punk, il grunge e i Barb Wire Dolls.

Alle 23.15 circa i presenti si dirigono alle transenne, prima ancora che Iriel Blaque e Remmington salgano sul palco ad accordare basso e chitarra. Quando i musicisti hanno tutti imbracciato il proprio strumento noi cerchiamo con gli occhi la frontwoman dei Barb Wire Dolls, Isis Queen. Una volta calcato il palco con i suoi stivali da cowboy, eccola unirsi ai quattro e rendere il gruppo inarrestabile sin dal principio. La straripante bellezza di Isis Queen, che ricorda quella di Blondie, Siouxsie Sioux e Kim Gordon tutte insieme, trova ampio supporto in scena, dove deflagra. 
 
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Isis Queen è la padrona indiscussa della scena. Come una tigre, la sua energia è esplosiva. Vocals puliti e grezzi non risultano mai monotoni. C’è chi non crede nelle band dominate da una cantante donna e chi se ne stufa presto, ma il gruppo proveniente dalle montagne di Creta è davvero tutta un’altra storia. Iriel Blaque è, lo possiamo dire, la seconda regina, in ordine di grandezza, del palco. I suoi giri di basso sono potenti quanto la sua presenza scenica, mai statica, troppo selvaggia, proprio come piace a noi punk rockers. Pyn Doll e Remmington costituiscono la sezione ritmica della band, accompagnano Isis nei backing vocals e dirompono in maniera decisa sulle aspettative del pubblico.
 
Il live dei Barb Wire Dolls è una miscela esplosiva dei caratteri dei cinque membri che hanno portato il loro sound fuori dai confini natii ben prima di imbattersi in Lemmy Kilmister. Quando hanno avuto la fortuna di conoscere e l’orgoglio di avere fatto breccia nel cuore di Lemmy la prima sera che arrivarono sulla Sunset Strip di Los Angeles, da lì in pochissimo tempo i Barb Wire Dolls hanno ottenuto grandissimi consensi, tanto da calcare, senza mai fermarsi, più di 700 palchi tra America ed Europa, suonando circa 300 date l’anno e pernottando su pavimenti vari. Lemmy ci ha ancora una volta visto lungo e noi non possiamo che supportare e far valere la sua scelta di allora: puntare su questa band affinché il rock and roll rifiorisca. Nessuna regola, nessun compromesso e lasciare che il vero spirito ribelle si esprima attraverso la musica. Questa è l’essenza dei BWD.

Come un’onda che deve essere cavalcata energicamente e spontaneamente, la band evolve fisiologicamente anche all’interno dello stesso album. Dal grunge di “Surreal”, brano tratto dal secondo album in studio “Desperate”, passa alla delicata “I Will Sail”, pezzo che fa pensare che anche i punk hanno, in fondo, un cuore pulsante. “Take Me Home”, “World On Fire”, “Walking Dead”, “Your Escape” e “Darby Crash” sono alcune delle altre rispettabili mine che i cinque eseguono. I Barb Wire Dolls saccheggiano dunque le releases “Slit” e “Desperate”, intervallate da canzoni tratte dal nuovo album “Run My Mind”, in uscita il prossimo 16 giugno via Motörhead Music. Non le avevamo ancora ascoltate, eppure le nostre bocche sembrano già conoscere i testi di “Desert Song”, “We Are Champions” e “Back In The U.S.S.A.”.
 
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Uno dei gruppi preferiti dell’attuale scena musicale per i Barb Wire Dolls sono gli Svetlanas, una band hardcore punk con base a Milano la cui vocalist, Olga, ha raggiunto Isis, per volere di Pyn Doll prima, sul palco per il brano di chiusura. “Revolution” è una commistione di punk grezzo e di hardcore che ci manda a casa dal Legend Club dopo un’ora e trenta di concerto con la voglia di assistere immediatamente a un altro live, questa volta in una sala gremita di gente.
 
 
Qui la fotogallery completa della serata. 




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