Kiss - Monster Tour 2013
18/06/13 - Mediolanum Forum, Milano


Articolo a cura di Luca Ciuti
"You Wanted The Best/ You Got The Best! The Hottest Band In The World/ KISS!” Quante volte abbiamo sentito questa frase, quante volte resteremo col desiderio di sentirla ancora. Non è sold out ma poco ci manca, la seconda data italiana del “Monster Tour” dei Kiss. E’successo ieri a Udine, e non poteva non ripetersi a Milano l’incantesimo di uno show che continua a divertire oggi come quarant'anni fa. Non sono solo due ore di trovate sceniche, non è soltanto il circo che arriva in città, come si ostina ad apostrofare certa intellighenzia della carta stampata che conta. In mezzo c’è una storia fatta di grandi dischi e di grande musica. Oltre ai quelli storici che tutti conosciamo, ci sono gioielli semidimenticati come “Creatures Of The Night”, “Revenge”, “Crazy Nights”, legati da un minimo comune denominatore che la memoria storica della band non ha mai dimenticato di tributare, anche solo in minima parte. Autentiche dimostrazioni di classe che i critici con la puzzetta sotto il naso probabilmente non si sono mai presi la briga di ascoltare, come se i quattro newyorkesi non fossero degni di qualcosa in più di un accredito stampa richiesto al momento opportuno. Pensatela come volete, ma non esiste un disco dei Kiss che non regali emozioni, o un pezzo da canticchiare e tramandare ai posteri.
 
Quello dei Kiss non è un concerto come gli altri, è un classico dell’intrattenimento popolare, come la finale dei mondiali di calcio, come il Super Bowl o il Rocky Horror Picture Show. L’unico concerto che puoi goderti da qualsiasi posizione, c’è quasi più pubblico sugli spalti che nel parterre, o almeno così sembra. Uno schermo che percorre il palco in tutta la sua lunghezza  mentre la band si materializza su un ragno meccanico calato dal soffitto. “The Carnival Has Just Begun”, tuona l’iniziale “Psycho Circus”, e che festa sia. E’ già tempo di “Shout It Out Loud” e “Let Me Go, Rock n’Roll”, gli anni ’70 si materializzano in un turbinio di fiamme e luci. Fa niente che la voce di Paul Stanley non è quella dei tempi migliori, fa niente che un po’ di prevedibilità affiori nelle presentazioni fra un pezzo e l’altro, la cornice non sarà delle migliori, ma i colori sono più vivi che mai. Gene sputa il fuoco su “War Machine”, Tommy Thayer ed Eric Singer si ritagliano meritatamente il loro spazio nel cuore dello show per far rifiatare i due senior, e poi c’è lui, Mr. Gene Simmons, sessant’anni, bassista in una rock n’roll band, che vomita sangue finto e canta dal tetto di un palasport sulle spalle di un ragno. Se Dio esiste, lui lo segue a ruota.

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A volte mi chiedo cosa prova Gene Simmons quando si trova in quelle situazioni, quel senso di onnipotenza che può provare un povero immigrato ebreo arrivato sul tetto del mondo, come racconta il diretto interessato in modo magistrale nella sua autobiografia (un libro che ogni rocker degno di tale nome deve assolutamente leggere). La cavalcata finale è talmente intensa da scivolare via in un attimo mentre le emozioni si susseguono a un ritmo quasi insostenibile per chi ha il compito di fare il cronista: dopo il trionfo di Gene in “God Of Thunder” c’è “Love Gun” con Paul che vola sulla folla per atterrare nel palco al centro del parterre, poi l’inno “Rock n’Roll All Nite”, e i bis con “Detroit Rock City” e “I Was Made For Lovin’ You”. Luci, fiamme, coriandoli, pedane che si alzano e la band che sembra davvero avere ingranato la quinta.
 
La nebbia di “Black Diamond” rievoca la magia degli esordi e suggella il trionfo di uno show magari non perfetto, ma di certo unico nel suo genere. Il pubblico balla, piange, si abbraccia, si bacia, si mischia, uomini e donne, padri e figli, in un concerto che potrebbe essere un inno alla vita dalle sensazioni positive che sprigiona. Questa sera il grande sogno americano si è materializzato ancora una volta. Vogliamo rock n’roll tutta la notte, vogliamo i Kiss per tutta la vita.
 
Aggiornamento: il report è stato scritto e programmato prima della tragica notizia che abbiamo appreso la mattina seguente, l'incidente nel quale è deceduto un operaio. Le nostre condoglianze vanno alla famiglia dell'uomo scomparso prematuramente, sul luogo di lavoro.



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